Da qui la richiesta al Consiglio federale: «vengano dedotti dai ristorni delle imposte alla fonte»
LUGANO / BERNA - Dal 7 aprile è possibile ritirare nelle farmacie i test “fai da te” per il rilevamento del Coronavirus. Il Consiglio federale prevede che questi test (5 al mese) siano gratuiti. E non solo per i residenti in Svizzera, ma anche per i frontalieri (oltre che per i cittadini di Campione d’Italia).
Non tutti però sono d'accordo. «Se testare è importante - sottolinea il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri in una mozione trasmessa oggi al Consiglio federale - è tuttavia altrettanto importante che i costi dei test ricadano sui soggetti giusti. Non è sostenibile che il contribuente elvetico sia sempre tenuto a pagare per tutti».
Quadri ha fatto qualche conto: «Un test costa 12 franchi. Per cinque test al mese, fanno 60 franchi al mese. Moltiplicando per 70'115 frontalieri si arriva a un totale di 4'206'900 franchi al mese. Questo solo in Ticino».
Il «problema» riguarda però tutte le zone di confine. «In Svizzera - prosegue Quadri - i frontalieri sono circa 345mila. Quindi una spesa mensile di 20,7 milioni di franchi».
Da qui la richiesta di stabilire che i costi dei test “fai da te” ritirati dai frontalieri in Svizzera vengano «messi a carico dei rispettivi paesi di provenienza», e di «autorizzare/incaricare i Cantoni di recuperare la totalità della spesa sostenuta dall’ente pubblico per i test “fai da te” dei frontalieri deducendola dai ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri che vengono versati nell’ambito delle rispettive Convenzioni con i paesi di provenienza».