La Legge sulla previdenza dei membri del Consiglio di Stato ha incassato il 52.1% di voti a favore
Raoul Ghisletta: «Nel caso di un "no" sarebbe stato difficile uscirne». Matteo Pronzini: «Tra il ceto politico e la popolazione c'è una distanza sempre più abissale».
BELLINZONA - Per qualcuno è un «sollievo», per qualcun altro è invece «la vittoria della casta e dei partiti che la compongono», come si legge in un commento del Movimento per il Socialismo (MPS) dopo che i cittadini ticinesi hanno espresso il proprio benestare (con il 52.1%) a favore della Legge sulla retribuzione e sulla previdenza professionale dei membri del Consiglio di Stato.
«Si volta finalmente pagina»
Il «casino legato al sistema vecchio lo abbiamo visto tutti», ci dice al telefono il deputato PS e segretario cantonale del VPOD Raoul Ghisletta, in prima linea a favore della nuova Legge. «Dal profilo giuridico è sicuramente un passo avanti. Che permette di evitare polemiche insite nella vecchia legge». Certo, il margine favorevole è molto «risicato», riconosce Ghisletta, sottolineando però come si sia trattato di un tema «difficile da portare» in discussione tra i cittadini. In particolare «in un momento di grandi difficoltà economiche» per tutta la popolazione.
E se il responso delle urne fosse stato diverso? «Si sarebbe rimasti al vecchio sistema e sarebbe stato un peccato. Nel caso di un "no" sarebbe poi stato molto più difficile uscirne». Alla fine quindi, dopo decenni in cui il tema dei privilegi del Governo è rimasto sui tavoli, «si volta finalmente pagina. E questo è importante. Perché il sistema vecchio sarebbe stato difficilmente migliorabile».
L'MPS tra delusione e uno slancio per il futuro
Dall'altro lato, il risultato di oggi, per quanto a prevalere sia il senso di delusione, può essere visto però sotto due lenti diverse per il Movimento per il Socialismo, come ci spiega Matteo Pronzini. «È un motivo di soddisfazione sapere che quasi il 50% della popolazione del cantone, in un contesto difficile e senza che ci fosse prima una grande discussione, ci ha sostenuto», commenta al telefono, guardando le cifre emerse dalle urne. Cifre che mostrano «sempre più una distanza abissale tra il ceto politico, che ormai non rappresenta più gli interessi della popolazione, e un'opposizione come la nostra che invece entra in sintonia con le necessità dei cittadini».
Il risultato, prosegue Pronzini, è quindi «un balzo avanti perché ci permette di raggiungere quasi una maggioranza. E per le battaglie future partiamo da un sostegno importante». Ma tornando subito al presente, e prendendo atto del risultato di oggi, l'MPS non intende comunque fermarsi. «Rimane aperta tutta la questione delle spese». Quei «15mila franchi all'anno, che non hanno alcuna ragione di esistere, così come la necessità di chiarire cosa sia successo in questi decenni sulla questione dei vitalizi», ci spiega. «L’ultimo decreto di abbandono firmato dal Procuratore generale lasciava molti dubbi. E più in generale rimane un problema etico di quanto i politici - i consiglieri di Stato, ma non solo - intascano grazie alla politica. Cifre enormi che noi contestiamo e continueremo a contestare».