L'assessore lombardo polemizza con le mascherine inviate dalla Protezione civile.
La replica da Roma: «Falso, oltre che ingiusto».
MILANO - Le parole pronunciate da Giulio Gallera, assessore alla Salute di Regione Lombardia, sono un grido d'allarme.
«Tra poco arriviamo a un punto di non ritorno. Se ogni giorno abbiamo 85 persone in più che entrano in terapia intensiva e tendenzialmente ne escono due o tre, perché il dato è il 10% e il 15% considerato chi esce e chi muore, tutto questo non è sufficiente. È difficile per tutti ma, come noi stiamo facendo un grande sforzo, chiediamo la stessa intensità da tutti».
Il presidente lombardo Attilio Fontana ha aggiunto a Sky Tg24: «I numeri continuano a crescere: siamo vicini al momento in cui non avremo letti di rianimazione». L'emergenza immediata riguarda i respiratori, senza dei quali non è possibile creare nuovi posti letto. Si cerca nello stesso tempo di reperirne di nuovi in tutti gli ospedali della regione. «Spero che riescano ancora per qualche giorno a compiere questi miracoli».
A confermare che la situazione è davvero critica è Ivano Riva, anestesista e rianimatore all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: «Se il trend dell'epidemia (da coronavirus) continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo: gli ospedali sono saturi e anche i posti in Regione Lombardia si stanno esaurendo». Riva, che è anche vicepresidente dell'Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), sezione Lombardia, dipinge un quadro a tinte più che fosche della situazione in città: «Intubiamo in Terapia intensiva anche più di sette persone al giorno e lavoriamo senza sosta, con in media un turno di riposo ogni quattordici giorni».
Polemica con la Protezione civile - Gallera ha poi scatenato una polemica con la Protezione civile. «Ci hanno mandato delle mascherine che sono un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito» ha dichiarato ai microfoni di Sky Tg24. «Inoltre non sono marchiate "Ce" e i nostri operatori ci hanno detto che non possono utilizzarle. Da Roma hanno detto che hanno solo queste».
Le parole di Gallera sono state sottoscritte dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ma hanno suscitato reazioni di disappunto da parte delle istituzioni romane. Per il capo della Protezione civile Angelo Borrelli sono «polemiche destituite di ogni fondamento e quindi mi auguro che anche da parte di tutte le restanti istituzioni ci possa essere coesione». Toni simili dal ministro delle Autonomie Francesco Boccia: «La Lombardia ha ricevuto quasi 550mila mascherine nei giorni scorsi, tra ffp2 e ffp3 e quelle chirurgiche, oltre a 113 ventilatori polmonari intensivi. Le critiche a Borrelli sono ingiuste e sgradevoli» e tocca alle Regioni smistare le mascherine «in funzione dei diversi usi».
Domenica mattina ha preso la parola anche Luigi D’Angelo, responsabile delle emergenze per la Protezione civile. Ovvero l’uomo che gestisce l’organizzazione e la logistica. Intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato che «accusarci di ostacolare il reperimento di mascherine e altre attrezzature è falso oltre che ingiusto».
«Tutto quello che abbiamo, trasferiamo alle Regioni per cercare di ovviare alle carenze» ha aggiunto, rispondendo a Gallera. «Al momento non abbiamo altre mascherine, ma la Lombardia ne ha avute un numero superiore a quello delle altre proprio perché è in una situazione drammatica». D'Angelo non vede la nomina dell'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso a consulente del governatore Fontana come un segno di sfiducia verso i vertici dell'organizzazione: «Bertolaso ha un’enorme esperienza, sicuramente ci darà una mano».
D'Angelo ha poi smentito un'affermazione di Matteo Salvini, che sosteneva che ci sono aziende lombarde che aspettano il via libera da Roma per produrre le mascherine. «Magari. Noi non abbiamo ricevuto nessuna richiesta. E in ogni caso abbiamo firmato già numerosi contratti per l’approvvigionamento e siamo in attesa delle consegne».