La dichiarazione del presidente russo risalirebbe al marzo di quest'anno, quando il suo omologo cinese gli aveva reso visita
MOSCA - La Russia non ha intenzione di abbassare l'intensità del conflitto in Ucraina e si prepara a combattere almeno per i prossimi cinque anni.
È uno scenario allarmante quello che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe descritto al suo omologo cinese Xi Jinping durante la visita di quest'ultimo a Mosca, a marzo di quest'anno. Le parole che avrebbe pronunciato Putin, secondo le fonti del settimanale giapponese Nikkei, smentirebbero l'apertura del Cremlino a un cessate il fuoco che era stata riportata dal New York Times la settimana scorsa. L'illusione di muoversi verso una tregua - o addirittura verso la pace - potrebbe essere un escamotage dello zar per far crescere il sostegno nei suoi confronti in vista delle presidenziali russe di marzo.
Sul terreno, la fine del 2023 si è rivelata molto complicata per le forze di difesa ucraine. Dicembre è stato il mese più difficile dell'anno, «i russi hanno preso d'assalto Marinka e Avdiivka senza sosta, subendo perdite significative, ma continuando ad avanzare», ha spiegato il portavoce del raggruppamento delle truppe di Tavria, Oleksandr Shtupun. Ma l'esercito di Mosca non si muove solo in queste direzioni e sta cercando di avanzare su sette fronti tra la regione di Donetsk e quella di Lugansk. Nel briefing quotidiano dello stato maggiore di Kiev è stato riferito che le forze ucraine hanno «respinto pesanti attacchi nella regione di Kharkiv, in direzione di Kupyansk, a Lyman, a Serebryansk», mentre continuano i combattimenti anche sulla linea del fronte a Bakhmut. I bombardamenti sulla regione meridionale di Zaporizhzhia, intanto, hanno portato alla morte di altre tre persone, due delle quali erano pescatori di Bilenke, un villaggio sulle rive del Dnepr.
Lo sforzo bellico russo è stato sostenuto anche dall'aumento esponenziale della produzione di armi. Stando alle parole di Sergey Chemezovha, amministratore delegato della holding Rostec, Mosca avrebbe aumentato la fabbricazione di carri armati di sette volte in due anni. La produzione di veicoli blindati invece, secondo l'ad di Rostec, sarebbe cresciuta di oltre cinque volte, mentre quella di munizioni, dalle armi leggere ai proiettili d'artiglieria, di ben 50 volte. Difficile capire quanto siano reali queste affermazioni visto che Chemezovha non ha reso note le cifre dell'aumento.
Mosca prova a riaffermare la sua forza anche sul Mar Nero. Dopo aver subito l'ennesimo raid in Crimea, che ha portato alla distruzione della nave da sbarco Novocherkassk, il Cremlino ha aumentato la pressione dispiegando contemporaneamente tre imbarcazioni da guerra. Oltre a due sottomarini, ha riferito la portavoce delle Forze di difesa dell'Ucraina meridionale Natalia Humenyuk, è tornata a navigare anche l'Admiral Makarov. La fregata era stata danneggiata da un raid ucraino sul porto di Sebastopoli a ottobre 2022, poco dopo essere diventata l'ammiraglia della Flotta del Mar Nero in seguito all'affondamento della Moskva. «Per molto tempo le portamissili non sono state in servizio di combattimento», ha spiegato Humenyuk, aggiungendo che le tre navi russe possono essere armate con fino a 16 missili kalibr.
Oltre alla Novocherkassk, finora la Russia aveva perso altre due navi anfibie: la Saratov, affondata il 24 marzo 2022, e la Minsk, distrutta nel bacino di carenaggio il 13 settembre 2023. Il Cremlino aveva probabilmente pianificato di utilizzare la sua forza anfibia «per lanciare significativi assalti durante l'invasione» e per questo «ha raddoppiato il numero di queste navi nel Mar Nero durante la preparazione della guerra», ha riferito l'intelligence britannica nel suo rapporto quotidiano. Con il passare del tempo, però, le navi sono state impiegate soprattutto per fornire supporto logistico.