Ancora molto incerto appare l'esito dell'accordo tra Stati Uniti e Ucraina che comprende anche il delicato nodo delle terre rare
KIEV - Non è ancora confermato se si vedranno venerdì prossimo a Washington, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è sicuro di una cosa: «Se andrò alla Casa Bianca sarò molto diretto con Trump e gli chiederò se ha intenzione di continuare a sostenere l'Ucraina sì o no».
Il messaggio al presidente americano lo manda attraverso un'intervista resa alla BBC, durante la quale ha anche smentito categoricamente qualsiasi restituzione di denaro agli Stati Uniti per i miliardi di dollari di aiuti militari ed economici ricevuti dalla precedente amministrazione americana.
«L'accordo allo studio non vedrà l'Ucraina restituire nemmeno 10 centesimi» ha dichiarato. L'accordo appunto: manca solo la firma ma lo stesso Zelensky ha confermato che «è stato concordato e l'Ucraina condividerà con gli Stati Uniti alcune delle sue ricchezze minerarie. Può essere un grande successo» ha commentato.
Trapela poco del testo che sta viaggiando di qua e di là dall'Oceano, tra correzioni, aggiunte, eliminazioni di postille e richieste di garanzie, queste ultime che esigono soprattutto gli ucraini e di cui non sembra ancora esserci traccia nei documenti al centro della trattativa.
È lo stesso Zelensky ad ammetterlo alla BBC. «Spero che un primo accordo minerario possa portare a ulteriore accordi» ha detto, per poi candidamente confessare che «volevo avere una frase sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina che al momento non c'è e che invece è importante che ci sia. Siamo fermi per ora a un accordo quadro».
Dentro la cornice manca proprio la contropartita che più fa gola al numero uno ucraino, disposto anche a chinare il capo sulla fame di terre rare di Trump a patto di avere la certezza che se a Putin venisse un giorno la malaugurata idea di fare un'altra volta una capatina militare sul suolo ucraino, dall'altra parte del confine troverebbe stavolta delle forze militari (di quali Paesi è tutto da definire) in grado di dissuaderlo.
«Non sono ancora state concordate garanzie di sicurezza» ha ripetuto laconicamente Zelensky, che confida nel viaggio a Washington proprio per muovere le resistenze di Trump circa l'inserimento delle clausole di sicurezza.
Sempre sul contratto tra Washington e Kiev - che dovrebbe essere il preludio a un cessate il fuoco o addirittura a una fine definitiva della guerra - il presidente ucraino ha anche in modo molto parco parlato di un generico «fondo di proprietà comune in cui confluirà il 50% dei proventi delle risorse naturali» e che sarà destinato alla ricostruzione di un Paese fatto a pezzi dai bombardamenti russi. «Ma è troppo presto per parlare di soldi» ha tagliato corto Zelensky.
Che non ha escluso però nemmeno che la trattativa possa anche incagliarsi in maniera irreparabile. E a quel punto? «Andrò a cercare un percorso Nato o qualcosa di simile. Se non otteniamo garanzie di sicurezza, non avremo un cessate il fuoco, non funzionerà nulla». Tradotto: salta tutto. E niente più addio alle armi.