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GUERRA IN UCRAINA

Trump chiama, Putin risponde... e la Cina resta da parte

I colloqui sulla pace in Ucraina sono anche un tentativo statunitense di allontanare Mosca da Pechino. Anche nell'interesse dei russi
AFP
Fonte red
Trump chiama, Putin risponde... e la Cina resta da parte
I colloqui sulla pace in Ucraina sono anche un tentativo statunitense di allontanare Mosca da Pechino. Anche nell'interesse dei russi

WASHINGTON - Russia e Stati Uniti. Ovviamente, anche l'Ucraina, suo malgrado protagonista dello scenario. E poi l'Unione europea, "insieme" così come nelle sue singole componenti, e con lei il Regno Unito. Anche la Turchia. E indirettamente, l'Arabia Saudita. Ma tra tante voci, che in questi giorni si sono unite al discorso sulla fine della guerra nell'ex repubblica sovietica, si conferma il (quasi) silenzio della Cina.

Il Dragone osserva da lontano gli avvenimenti e le discussioni, con l'interesse di chi ha qualcosa da perdere da un eventuale orizzonte di pace. Non sorprende infatti che la Russia si sia in un certo senso lanciata "tra le braccia" dell'apertura al dialogo - unilaterale - imposta agli eventi dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L'interesse tra le parti, in fondo, è reciproco: Washington vuole allontanare Mosca da Pechino e Mosca desidera al contempo allentare da sé la pressione di quell'amico "a prova di bomba" che tanto amico, storicamente, non lo è mai stato.

La Cina si è ritrovata a margine delle discussioni. Mai coinvolta nei passi preliminari di quello che dovrebbe diventare un graduale processo di pace. L'unico, timido, afflato - «la Cina sostiene tutti gli sforzi che possono condurre a colloqui di pace» - si è registrato martedì scorso in sede di Consiglio di sicurezza dell'ONU; il tutto mentre russi e statunitensi mettevano le carte sul tavolo in quel di Riad. Insomma, un ruolo di secondo piano che, secondo alcuni analisti, ha spiazzato Pechino.

Il fatto di mettersi al tavolo con Mosca per discutere della pace in Ucraina - per il momento, senza l'Ucraina - va letto sotto la lente di quel disgelo che è il vero obiettivo di fondo degli americani, per i quali le sorti dell'Ucraina - al di là delle dichiarazioni e, di certo, non da oggi - è una questione secondaria. Il grosso delle fiche sul tavolo sono rappresentate piuttosto dalla possibilità di restaurare i rapporti con Mosca in modo che quest'ultima possa tornare a essere un interlocutore "utile" o, quantomeno, un attore più distante dalla Cina.

E la velocità con cui l'Orso ha "risposto" alla chiamata di Trump lascia intuire come il ruolo di "paggetto" - utilizzando un termine che spesso ricorre tra gli analisti - del Dragone, non sia gradito più di tanto al Cremlino.

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