Con una mossa in controtendenza rispetto ad altre banche centrali: «Possibile perché la lotta all'inflazione è stata efficace»
BERNA - Con grande sorpresa della maggior parte degli analisti, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di abbassare il tasso di riferimento all'1,50%, rispetto all'1,75% precedente. È una delle prime banche centrali ad abbassare nuovamente i tassi di interesse di riferimento.
«La riduzione del tasso di interesse è stata possibile perché la lotta all'inflazione è stata efficace negli ultimi due anni e mezzo», ha spiegato la BNS in un comunicato stampa di giovedì 21 marzo. Da diversi mesi l'inflazione è di nuovo al di sotto del 2%.
Inflazione (infine) contenuta - L'inflazione è ora nella fascia che la banca centrale assimila alla stabilità dei prezzi. Secondo quanto prevedono gli esperti, a medio-lungo termine il rincaro non dovrebbe più aumentare, un nuova contrazione dei prezzi - invece - è possibile ma sarà comunque lenta.
In ogni caso la BNS «continuerà a monitorare attentamente l'andamento dell'inflazione e, se necessario modificherà nuovamente la propria politica monetaria per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine».
Per quanto riguarda il franco fortissimo, invece, «la BNS non è ancora pronta a intervenire sul mercato dei cambi», conclude la nota.
Ieri sera, il 20 marzo, la Federal Reserve statunitense aveva confermato la sua intenzione di continuare a non adeguare il tasso d'interesse, secondo gli analisti potrebbe farlo (anche in questo caso verso il basso) a giugno. Lo stesso aveva fatto anche la Banca centrale europea (BCE).
L'economia riparte, ma lentamente - In Svizzera il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto a un ritmo moderato nel quarto trimestre dell'anno scorso e il settore dei servizi ha nuovamente registrato un'espansione, mentre la disoccupazione è continuata a lievitare leggermente. Secondo la BNS, nei prossimi trimestri la crescita rimarrà presumibilmente contenuta.
A frenare l'economia sono la debole domanda estera e l'apprezzamento reale del franco intervenuto nell'ultimo anno. Nel complesso il PIL in Svizzera dovrebbe aumentare nel 2024 di circa l'1%, prevede la BNS. In questo contesto è probabile che la disoccupazione continui a salire gradualmente e che il livello di utilizzo delle capacità produttive diminuisca ancora in lieve misura.
Analogamente alle previsioni per l'estero, anche quelle elvetiche sono soggette a una significativa incertezza. Il rischio principale rimane un'evoluzione congiunturale più debole del previsto al di fuori della Svizzera.
La fine dell'era degli interessi negativi - Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo per oltre sette anni, lo ricordiamo, la BNS aveva operato la prima stretta di 0,5 punti (da -0,75% a -0,25%) il 16 giugno 2022, anche in quell'occasione si era mossa in controtendenza e anticipando la BCE.
Un secondo rialzo era intervenuto il 22 settembre dello stesso anno: era stato quello che aveva segnato la fine dell'epoca degli interessi negativi, durata per anni, con il passaggio del tasso guida dal -0,25% al +0,50%. Il terzo passo (da 0,50% a 1,00%) è arrivato il 15 dicembre e il quarto (da 0,50% a 1,00%) il 23 marzo 2023.