Quali effetti avrà la fusione nel nostro Cantone? Lo abbiamo chiesto al Direttore dell'Associazione bancaria ticinese, Franco Citterio
BELLINZONA - Qualcosa di impensabile fino a poche settimane fa è diventato realtà. Credit Suisse, sempre più in difficoltà a seguito anche delle turbolenze sul mercato bancario statunitense e conseguente incertezza dei mercati, è stata salvata grazie all'acquisizione da parte di UBS. Uno scossone nel sistema finanziario non solo svizzero, ma mondiale, con ripercussioni inevitabili anche in Ticino.
Che clima si respira a livello bancario, nel nostro Cantone? Per capirlo, abbiamo fatto qualche domanda a Franco Citterio, Direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese (ABT), che unisce le società bancarie attive sul territorio cantonale.
Come state vivendo queste giornate?
«Come si può immaginare, sono stati giorni molto intensi in quanto siamo di fronte a un avvenimento di enorme portata per la piazza finanziaria non solo svizzera, ma anche internazionale. Dopo una fase di grande incertezza, la soluzione trovata, che prevede l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS con importanti garanzie da parte della Confederazione e della Banca nazionale svizzera, ha permesso di allentare le forti preoccupazioni sul futuro della seconda banca svizzera, dando delle prospettive più positive. Questo non vuol dire che le difficoltà siano finite: ora bisognerà gestire la non facile transizione tra i due colossi bancari».
Che effetti avrà tutto questo sul sistema bancario ticinese?
«Sul settore bancario ticinese, come su altre piazze in Svizzera e all’estero, potrebbero toccare in particolare l’occupazione: è prematuro elaborare previsioni visto che l’integrazione del Credit Suisse sarà un processo che durerà mesi, ma siamo convinti che la volontà di tutti gli attori coinvolti sia di ridurre al minimo le conseguenze per i dipendenti e per la clientela».
Ma è possibile che vi siano anche dei vantaggi, da questa fusione?
«Più che di vantaggi, in riferimento a questa situazione parlerei di problemi evitati: l’accordo tra le due banche ha permesso di evitare una situazione che rischiava di andare fuori controllo».
In che termini si può parlare di danno d'immagine del sistema bancario svizzero?
«I problemi riscontrati dal Credit Suisse non devono farci dimenticare che il settore bancario svizzero in generale rimane composto da banche, sane e ben capitalizzate, che negli ultimi anni hanno ottenuto ottimi risultati. Inoltre il pronto intervento della Confederazione e della Banca nazionale svizzera dimostra come, anche in caso di situazioni straordinarie, il sistema Paese sappia rispondere in modo efficace e tempestivo, come d’altronde avvenne anche durante la pandemia».
Nel vostro statuto si legge come scopo “quello di salvaguardare e difendere l’immagine della piazza finanziaria ticinese e gli interessi e i diritti dei suoi membri in campo cantonale”. Come pensate di agire in questa situazione di estrema eccezionalità?
«L’ABT, forte della sua credibilità, in questi momenti deve farsi portavoce della piazza finanziaria ed è fondamentale, visto anche l’interesse mediatico che la vicenda ha suscitato non solo all’interno dei confini ticinesi, veicolare i messaggi giusti. In particolare abbiamo ribadito che i clienti di Credit Suisse e UBS non devono farsi prendere dal panico: se prima dell’annuncio dell’acquisizione le preoccupazioni erano tante, con l’entrata di UBS tutti gli impegni del Credit Suisse verranno automaticamente assunti da UBS. Questo include, ad esempio, conti e ipoteche. Per i clienti che sono già in UBS invece, non vi saranno cambiamenti».
Un esperto ha parlato di un possibile futuro con sempre meno banche, e sempre più grandi. È plausibile? Si può parlare di rischio oligopolio?
«L’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS porterà quest’ultima a diventare un colosso bancario di dimensioni mai viste prima in Svizzera. Esistono dei rischi, che verranno attentamente valutati e monitorati dall’Autorità di vigilanza (FINMA) e dalla Commissione della Concorrenza (COMCO). Ricordiamo però che attualmente sulla piazza svizzera sono attivi 239 istituti, in grado di offrire servizi diversificati: dalla gestione patrimoniale al retail banking. Questo vuol dire che per il cliente la scelta rimane comunque ampia».