«Yakin non ha ancora lo spessore di Deschamps: un anno e mezzo fa era a Sciaffusa»
Arno Rossini: «La Svizzera deve voltare pagina».
DOHA - Spunti interessanti a livello tecnico o tattico non ce ne sono stati molti; non si può in ogni caso dire che i Mondiali appena terminati abbiano deluso. Lo spettacolo è infatti stato grande, ma su questo di dubbi ce n'erano pochi.
«È vero - è intervenuto Arno Rossini - A differenza di quanto accaduto spesso in passato, dal Qatar non è uscito il nome di un nuovo grande protagonista del pallone. Un novello James Rodriguez per intenderci, non si è visto. Come già più volte ripetuto, la Coppa del Mondo non ha poi proposto alcuna sorpresa tattica. Anzi ha sottolineato che - strada già presa da tempo - il calcio del futuro sarà probabilmente un binomio tra tattica e campioni. Grande attenzione, fase difensiva ottimamente curata e poi spazio all’inventiva di chi ha davvero qualità. La manifestazione sul Golfo ha detto poi che la finestra invernale non è così male come si pensava. Sappiamo che nel 2026 i Mondiali si terranno in estate; non è tuttavia detto che in futuro, viste le ottime impressioni e gli ottimi risultati delle ultime settimane, anche a livello di seguito, una nuova edizione non si possa disputare nei mesi freddi».
Alla Svizzera, invece, questi Mondiali cosa hanno indicato?
«Che in fin dei conti valiamo la classifica FIFA che abbiamo, ovvero gli ottavi di finale. La ASF dovrà fare una riflessione profonda per capire dove intervenire nel tentativo di migliorare».
Staff tecnico, giocatori, giovani…
«È già stato detto che Yakin sarà confermato, e sono assolutamente d'accordo con questa scelta. Non dimentichiamoci che solo un anno e mezzo fa il selezionatore era a Sciaffusa. Deve ancora crescere, deve avere la possibilità di sbagliare per farlo. Non ha, ovviamente, ancora lo spessore di Deschamps, uno che ha fatto due cambi prima dell'intervallo in una finale dei Mondiali, ma è anche ovvio è giusto che sia così. Passando al gruppo… secondo me fare una rivoluzione sarebbe sbagliato, anche se credo sia arrivato il momento di voltare pagina. Xhaka, Shaqiri, Seferovic, Freuler… i giocatori di quell'età sono ancora importanti ma non dovrebbero più recitare in un ruolo centrale. Hanno avuto le loro possibilità e hanno dimostrato di poter garantire prestazioni buone per arrivare agli ottavi di finale. Miglioramenti rispetto a quattro anni fa, per esempio, io non ne ho visti. È giusto dunque, a parer mio, dare maggior spazio, tutto quello possibile, a elementi come Okafor, Vargas o Sow, e a tutti quei giovani che, giocando con continuità, potranno fare esperienza, come d’altronde già stanno facendo nei rispettivi il club. In un futuro non troppo lontano questi potrebbero permettere alla Nazionale di raggiungere obiettivi che al momento sembrano lontanissimi. Solo andando avanti, e comunque investendo con attenzione e continuità sullo sviluppo, si può pensare di progredire. Se continueremo a puntare sui 30enni invece, sui big di oggi, rimarremo fermi. O forse addirittura regrediremo».