È quanto emerge dal nuovo rapporto della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA) e della Società per le minoranze in Svizzera (GMS), pubblicato oggi
BERNA - Nel 2017 in Svizzera gli episodi di razzismo e antisemitismo non sono variati rispetto agli anni precedenti, tuttavia si è assistito ad un aumento dei commenti xenofobi lasciati sui quotidiani online o sui profili nei social media.
È quanto emerge dal nuovo rapporto della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA) e della Società per le minoranze in Svizzera (GMS), pubblicato oggi.
Nella Svizzera tedesca sono stati censiti 39 episodi di antisemitismo, dei quali hanno riferito i media o che sono stati segnalati dalla Federazione della comunità israelitiche. Ad essi vanno aggiunti innumerevoli commenti postati su Internet in cui si incita all'odio razziale contro gli ebrei. I casi più gravi concernono violenze fisiche e lo spiegamento di uno striscione filonazista su un cavalcavia in autostrada.
Questi alcuni tra gli episodi verificatisi: in gennaio il presidente della comunità israelitica di Winterthur riceva un pacco anonimo contenente escrementi; in giugno la stampa riferisce che un negozio di prodotti esoterici propone libri antisemiti; lo stesso mese un gruppo di giovani assale un ebreo, lo insultano, lo feriscono alla testa e lo tempestano di calci e pugni; a luglio su tre cavalcavia autostradali nel canton Svitto vengono srotolati striscioni con le scritte: "I love Hitler" e "Uccidere gli ebrei"; ad agosto una donna a Zurigo insulta con frasi antisemite un rabbino che sta passeggiando con la famiglia.
Ci sono poi stati casi molto mediatizzati, quali l'invito rivolto agli ebrei in un albergo di Arosa a fare la doccia prima di entrare in piscina e la frase di un parlamentare che ha paragonato il trasporto dei maiali con la deportazione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. In entrambi i casi gli autori hanno ammesso di aver agito senza riflettere e senza intenzioni offensive e si sono scusati.
Viene inoltre segnalato, come negli anni passati, che le istituzioni ebraiche hanno ricevuto corrispondenza o posta elettronica contenente messaggi di odio e minacce.
Tutti questi casi non comprendono quelli che non rientrano nel monitoraggio dei mezzi di comunicazione, che però vengono costantemente segnalati. Si tratta principalmente di "hate speech" (discorsi incitanti all'odio), tra i quali si contano ad esempio commenti razzisti dei lettori lasciati sui quotidiani online o sui profili nei social media.
Sembra che alcuni utenti non si sentano condizionati da convenzioni sociali; sempre più spesso gli autori dei commenti odiosi si esprimono utilizzando il proprio nome e profilo social, rileva il rapporto di GRA e GMS. Il presunto anonimato su Internet allenta notevolmente i freni inibitori riguardo a ciò che si può dire.
In Svizzera sono oggetto di episodi quotidiani di razzismo principalmente, ma non esclusivamente, persone di colore, musulmani, Sinti, Jenisch e Rom. Prevenzione e informazione tempestive nelle scuole - avverte il rapporto - unitamente all'impegno civile e a chiare prese di posizione politiche rimangono strumenti imprescindibili nella lotta al razzismo e alla discriminazione razziale.