Gli organizzatori ci stanno pensando: con l'obbligo di vaccinazione cadrebbero infatti tutte le misure di protezione.
La vaccinazione obbligatoria potrebbe anche essere legalmente ammissibile: «In ambito privato, ognuno è libero di decidere con chi vuole concludere un contratto».
BERNA - Concerti, open air, festival, partite di calcio e hockey potrebbero essere accessibili solo per le persone vaccinate contro il coronavirus. È quanto ventilano gli organizzatori di grandi eventi, secondo cui un obbligo di vaccinazione per presenziare agli eventi permetterebbe di poter pianificare con maggiori certezze le manifestazioni nei prossimi mesi. Si tratta di una misura che potrebbe anche essere legalmente ammissibile.
Con questi presupposti sarebbe infatti possibile abolire tutte le altre misure di protezione, riporta oggi il domenicale svizzerotedesco SonntagsBlick. Gli organizzatori vogliono tornare al lavoro, ma il presupposto fondamentale è che possano avere la certezza di poter pianificare eventi nel corso dei prossimi mesi e dei prossimi anni. Una sicurezza che al momento non c'è e molti appuntamenti in agenda nel 2021, che richiedono mesi di preparazione e di organizzazione, rimangono incerti.
«La vaccinazione potrebbe un giorno essere una delle tante misure per partecipare a un evento», sostiene il direttore dell'Associazione svizzera dei promotori musicali (SMPA) - l'organizzazione professionale elvetica che raggruppa gli organizzatori di concerti, spettacoli e festival musicali nella Confederazione - Stefan Breitenmoser, citato dal domenicale.
Tuttavia, una tale misura comporta anche forti resistenze: da chi è assolutamente contrario ai vaccini, fino a coloro che per il momento sono scettici, tale obbligo rappresenta forse una forzatura e pure il pubblico medio non ne sarebbe entusiasta. Sono infatti ancora molte le questioni da chiarire per l'obbligo di vaccinazione e secondo Breitenmoser ciò dipenderà molto anche dall'accettazione di questa misura in altri settori.
Swiss Football League - A prendere posizione sulle colonne del SonntagsBlick è pure la Swiss Football League (SFL). «È un ambito molto delicato che solleva rapidamente questioni etiche», afferma Philippe Guggisberg, responsabile della comunicazione della SFL, precisando che la Lega attualmente sta cercando di chiarire cosa potrebbe rappresentare il vaccino per il calcio, per i giocatori stessi e per la presenza di pubblico negli stadi.
Nessuno, al momento, si vuole esporre particolarmente e anche la Federazione svizzera di hockey su ghiaccio (SIHF) per il momento rimane sulle sue. In particolare, rimane da stabilire se l'obbligo di vaccinazione per partecipare agli eventi sia legalmente ammissibile.
Obbligo potrebbe essere valido a livello giuridico - «In linea di principio, non è escluso che persone vaccinate e non vaccinate possano essere trattate in modo diverso a livello giuridico», indica al domenicale l'avvocato Ingrid Ryser, a nome dell'Ufficio federale di giustizia (UFG) e dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
In ambito privato, «ognuno è libero di decidere con chi vuole concludere un contratto». Ciò si applica anche alle condizioni stipulate tra gli organizzatori di eventi e il pubblico, spiega Ryser, precisando che è ancora troppo presto per dare risposte generali se e in quale contesto potrebbe essere consentito un trattamento differenziato delle persone vaccinate e non vaccinate.
Al momento infatti ci sono ancora domande irrisolte in merito alla vaccinazione - ad esempio la sua efficacia - che potrebbero anche cambiare la valutazione legale, aggiunge Ryser. La questione terrà dunque banco ancora nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.