La CPS-N è tornata sui suoi passi.
BERNA - In Svizzera, l'idea di istituire una banca dati centralizzata sulle armi è destinata a rimanere un pio desiderio. Dopo un primo sì ad un'iniziativa parlamentare, la Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (CPS-N) è ritornata sui suoi passi raccomandando alla camera (16 voti a 9) di respingere la proposta elaborata da Marionna Schlatter (Verdi/ZH).
La decisione della CPS-N si basa sul parere negativo dell'omologa commissione degli Stati, che di una banca dati centralizzata non ne vuole sapere, si legge in una nota odierna dei servizi parlamentari.
La maggioranza della CPS-N, sottolinea il comunicato, rileva che la legge sulle armi è stata inasprita appena nel 2019 e pensa che l'attuale rete di registri cantonali sulle armi sia sufficiente. A suo avviso, la consultazione online dei registri delle armi (OAWR) e la banca dati della Confederazione ARMADA sono strumenti efficaci.
La commissione crede anche che un registro nazionale non aumenterebbe la sicurezza pubblica, ma comporterebbe soltanto doppioni e più burocrazia. Oltre a ciò, rileva che i reati violenti sono commessi per lo più con armi non registrate e che una banca dati centralizzata sarebbe in contraddizione col federalismo: la sovranità in materia di polizia e l'applicazione della legge sulle armi spettano infatti ai Cantoni.
Visto l'incremento delle vendite di armi, la minoranza della CPS-N pensa invece che una rilevazione statistica su scala nazionale potrebbe contribuire a livello preventivo alla sicurezza. Senza un registro centrale delle armi, crede che non sia possibile quantificare con esattezza il numero fucili e pistole attualmente presenti nelle abitazioni private in Svizzera.
Con una migliore base informativa, la minoranza crede che sarebbe in particolare possibile rafforzare la lotta alla criminalità al di là dei confini cantonali e la sicurezza pubblica, tanto più che gli stessi agenti di polizia chiedono da tempo l'istituzione di una banca dati centralizzata.