Nel locale adibito per il consumo controllato di droga 17'000 visite di consumatori. Chi l'assume si scorda di mangiare, bere e dormire
GINEVRA - Da due anni a Ginevra si sta assistendo ad un'esponenziale diffusione dell'utilizzo di crack, sostanza psicotropa derivata dalla cocaina. La fondazione Dipendenze Svizzera ha recentemente condotto uno studio al riguardo, che rivela come l'arrivo di questa droga spacciata a prezzi molto bassi abbia completamente stravolto il mercato ginevrino.
Frank Zobel, vicedirettore della fondazione e coautore dell'indagine ha spiegato in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano romando "Le Temps" che dal 2021 le cifre dei consumatori sono aumentate drasticamente, mettendo a dura prova la rete di servizi per la tutela dei tossicodipendenti allestita dalla città.
"Quai 9", il locale ginevrino adibito per il consumo di droga controllato, ha infatti recentemente annunciato che non sarà più in grado di accogliere i consumatori di crack, dopo aver registrato 17'000 visite nel 2022, sottolinea la testata romanda. Per far fronte alla problematica, Zobel auspica un piano d'azione sul modello di altre grandi città come Dublino, Parigi o Londra.
A maggio, il Cantone romando aveva riferito che il numero di consumatori di crack a Ginevra era raddoppiato tra il 2021 e il 2022. Secondo Zobel, ciò è dovuto alla maggiore presenza di spacciatori - spesso provenienti dal Senegal e già attivi in altre località francesi - che vendono piccole dosi a prezzi molto bassi, spesso addirittura inferiori ai 10 franchi.
Ricavato tramite processi chimici dalla cocaina, il crack viene assunto inalandone il fumo dopo aver scaldato i cristalli in apposite pipe. Questa sostanza induce dipendenza psichica e assuefazione anche a piccole dosi e "induce un effetto euforico molto rapido", come ricorda Zobel. "Coloro che la assumono si scordano di mangiare, bere e dormire e la loro salute fisica e mentale ne risente", afferma il vicedirettore di Dipendenze Svizzera.
Attualmente non ci sono a disposizione abbastanza posti per assistere queste persone che hanno urgente bisogno di aiuto, afferma Zobel. Allo stesso tempo, sottolinea il coautore dello studio, "la polizia deve intervenire anche (...) di fronte ai trafficanti che spacciano solo piccole dosi".