L'UDC lancia la campagna contro un possibile accordo con l'UE. A rischio la democrazia diretta e la prosperità economica.
BERNA - L'UDC ha lanciato oggi la sua battaglia contro un futuro accordo tra la Svizzera e l'Unione europea (Ue). Denuncia un "trattato di sottomissione" che segnerebbe "la fine della democrazia diretta, del successo economico e quindi della prosperità della Svizzera".
I membri del gruppo parlamentare dell'UDC si sono riuniti sulla terrazza di Palazzo federale. Hanno lasciato andare centinaia di palloncini decorati con la croce svizzera e cartoline per portare il loro messaggio in tutto il Paese, ha comunicato la formazione politica.
Il principale partito della Svizzera accusa il Consiglio federale e le altre formazioni politiche di voler legare la Confederazione all'Ue a livello istituzionale. «Per il nostro Paese e per il popolo elvetico, ciò avrebbe conseguenze fortemente negative sotto tutti i punti di vista» ha denunciato il presidente dell'UDC Marco Chiesa.
Per l'Unione democratica di centro, un futuro accordo segnerebbe la fine della via bilaterale, in quanto porrebbe l'Ue "al di sopra" della Confederazione. E ha citato quale esempio l'accordo di libero scambio firmato nel week-end con l'India. A suo avviso, accordi di questo tipo, stipulati tra partner su un piano di parità, "sono la strada giusta per un futuro di successo".
Il partito di Marco Chiesa sottolinea che la Svizzera "è nettamente più performante" dell'Ue a livello economico, grazie soprattutto alle sue buone condizioni quadro. Sarebbe "rovinoso" rinunciare a questo margine di manovra legandosi istituzionalmente a un'Unione europea "sovraindebitata e troppo sovraregolamentata", viene sottolineato.