L'indagine Tiresia ha analizzato la situazione di 53mila residenti. E il Covid potrebbe peggiorare le cose
LUGANO - Circa un luganese su venti è sotto la soglia di povertà, o rischia di finirci presto. È quanto emerge da un'indagine commissionata dalla Città all'istituto Tiresia, la terza condotta finora e relativa al 2020.
Su un campione di 53 538 persone (pari all'82,8 per cento della popolazione luganese) il 5 per cento dei nuclei familiari l'anno scorso non ha raggiunto il fabbisogno minimo vitale, neanche dopo avere ricevuto le prestazioni complementari. A questi - si legge in una nota diffusa nel pomeriggio dal Municipio - si aggiunge circa un 1 per cento della popolazione che rischia di scivolare nella povertà a breve.
La ricerca - precisa la Divisione Socialità - si basa su dati fiscali del 2016, e non è quindi aggiornata alla situazione venutasi a creare a seguito della pandemia. Con l’arrivo del Covid «si assiste ad una situazione generale di maggior precarietà economica e di incertezze» precisano gli autori dello studio «in particolare per le fasce più deboli» della popolazione.
Il dato positivo: l'aiuto sociale serve. Senza di esso, il numero - già non bassissimo - dei luganesi in difficoltà aumenterebbe notevolmente: il 18.6 per cento dei nuclei familiari analizzati, precisa lo studio, è al di sotto del fabbisogno minimo vitale con i propri soli mezzi.
A rischio - conferma l'indagine - sono soprattutto le famiglie monoparentali, le persone sole e senza una formazione post-obbligatoria. Un'analisi qualitativa, oltre che quantitativa, che permette di calibrare l'intervento della Città in futuro «per sviluppare misure e provvedimenti mirati che non si limitino al sostegno
finanziario immediato ma che influiscano sul lungo termine».
In particolare, la Divisione socialità investirà le proprie risorse nell'occupazione e nella formazione, nella prevenzione dell'indebitamento e nella politica dell'alloggio.