Per Mattia Lepori e Andreas Cerny il motivo va ricercato nella propagazione in Ticino di Omicron 2.
Lepori: «Un quarto dei contagi ticinesi è provocato da questa variante». Cerny: «Il suo arrivo ha provocato un aumento dei casi».
BELLINZONA - Ammalarsi di Covid-19 a gennaio. Poi infettarsi nuovamente a febbraio. Un'eccezione? Un'anomalia? No, negli ultimi tempi è capitato a diversi ticinesi di riprendere la malattia a poche settimane dalla guarigione. E allora una domanda sorge spontanea: «Ma l'immunità data dalla guarigione da Omicron che fine ha fatto?».
«Reinfezione possibile» - Ne abbiamo parlato con il vicecapo dell'area medica dell'EOC Mattia Lepori e con lo specialista di malattie infettive Andreas Cerny. Ed entrambi ci hanno confermato come il pericolo di contrarre la malattia due volte in poco tempo sia reale. «Il fenomeno c'è. Le reinfezioni da Omicron sono qualcosa che stiamo iniziando a osservare, sebbene non ci siano ancora studi precisi. C'è comunque l'evidenza che ci si possa di nuovo infettare con Omicron», precisa Lepori.
Un caso su quattro è Omicron 2 - Il motivo? Va ricercato nella comparsa e nella propagazione, anche in Ticino, della famigerata variante Omicron 2. «Da noi, fino a gennaio era praticamente inesistente», ricorda Lepori, precisando che «adesso un quarto dei contagi ticinesi è dovuto a Omicron 2 e l'impressione è che sia all'origine delle reinfezioni nelle persone che erano state recentemente infettate dalla variante precedente». Un'impressione confermata anche da Cerny: «Certamente è possibile che una persona infettata con Omicron 1 possa poi venir infettata da Omicron 2», sottolinea l'esperto, riportando l'esempio vissuto dalla Danimarca.
Per quanto concerne le differenze tra Omicron 1 e 2, Lepori non si sbilancia. «È ancora troppo presto per dirlo», sottolinea il medico. «Dal punto di vista clinico non paiono esserci grandi differenze, sembrerebbe però che questa seconda mutazione sia ancora più contagiosa».
«Potevamo aspettarcelo» - In merito alla nuova esplosione dei casi (ieri ben 1'515) Lepori ammette che «ce lo si potesse aspettare». Anche Cerny non è sorpreso dell'andamento epidemiologico e imputa l'aumento dei contagi «all'arrivo di Omicron 2» unito alla «soppressione delle misure di contenimento».
«La mascherina andava tenuta» - «L'abbandono dell'obbligo di portare la mascherina al chiuso - conferma da parte sua Lepori - ha sicuramente contribuito a provocare questo aumento. A mio avviso molto più dell'abbandono del certificato Covid-19». Secondo Lepori la mascherina non avrebbe dovuto essere abbandonata. «È una misura di contenimento che non andava tolta, innanzitutto perché poco invasiva e poco penalizzante nei confronti dell'economia. E poi per dare un segnale: ovvero che la pandemia non è ancora conclusa».
«Messaggio sbagliato» - Quello lanciato alla popolazione dalla politica, che lo scorso 17 febbraio ha tolto gran parte delle restrizioni, è quindi un messaggio sbagliato? «Questo sentimento di "liberi tutti" e di pandemia terminata fa sì che la popolazione sia meno attenta e si testi di meno. Il numero dei ricoveri in questi giorni è aumentato in maniera quasi sproporzionata (+27 ospedalizzazioni da venerdì, ndr) rispetto a quello dei contagi. E questo deriva dal fatto che le infezioni sono in realtà molte di più», sottolinea il vicecapo dell'area medica dell'Ente. Da parte sua Cerny si interroga sull'agire del Governo chiedendosi in particolare se non avesse dovuto «tutelare meglio la salute di tutti i cittadini e in particolare quella delle persone più vulnerabili che anche con Omicron rischiano di finire in ospedale con conseguenze severe».
«Imprudente togliere l'isolamento» - Dal 31 marzo, poi, potrebbe scadere anche la situazione particolare legata alla legge sulle epidemie (vedi box). Un fatto, questo, che unito all'evoluzione epidemiologica in peggioramento non lascia tranquillo Lepori. «Ho l'impressione che non ci sarà nessun ripensamento e che dal primo aprile decadrà anche l'obbligo d'isolamento, dopo quello di quarantena. Questa misura, se dovesse concretizzarsi, sarebbe veramente imprudente».
Cosa si intende con situazione particolare - In caso di situazione particolare - come accaduto con la pandemia - il Consiglio federale ha la facoltà di disporre determinati provvedimenti che normalmente rientrano nel campo di competenza dei Cantoni. Deve tuttavia sentire dapprima i Cantoni, per esempio nel quadro dell’organo di coordinamento, o consultare la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità.