Sono i minori stranieri: provano svariate volte (senza fortuna) a passare la frontiera ticinese. Il numero, già alto, è destinato a salire.
CHIASSO - Per tre volte, i due fratelli di 15 e 16 anni, provenienti dal Burundi e arrivati in Italia a bordo di un barcone, sono stati bloccati alla frontiera ticinese e rimandati a Como. Come loro, altre centinaia di minori stranieri non accompagnati hanno provato senza fortuna, spesso più volte, a varcare il confine di Chiasso e proseguire il loro viaggio fino in Francia o Germania. Quasi sempre sono stati stoppati e consegnati alle forze dell’ordine comasche.
Secondo i dati degli operatori comaschi, sono stati circa 250 in tutto il 2022, di cui 150 fra agosto e settembre. La metà, dopo poco tempo, ha lasciato volontariamente la struttura dove era ospitata per tentare di nuovo di superare illegalmente il confine. In questi primi mesi del 2023 (il numero è aggiornato a metà febbraio), sono stati 53. La cifra è al ribasso, e la quantità è destinata a crescere in maniera importante. L’iter è più o meno sempre lo stesso: una volta respinti, vengono affidati alla polizia italiana. Qui vengono identificati e presi in carico dai servizi sociali di Como. Spesso, poi, finiscono al dormitorio istituito per l’inverno (insieme anche con gli adulti) oppure alla parrocchia di Rebbio, realtà religiosa lariana in prima linea nell’accoglienza dei migranti (e anche molto legata anche al mondo associativo ticinese). Questo perché le comunità sono piene: una situazione provvisoria, ma al limite.
Le persone provengono per la maggior parte da Afghanistan e Siria, anche se non manca chi viene dall’Etiopia e dall’Africa Subsahariana. Questi ultimi, insieme con marocchini e tunisini, arrivano attraverso gli sbarchi. Gli altri, percorrono la rotta balcanica, passando il confine con l’Italia sia da Ventimiglia sia da est (Gorizia, Udine e Trieste). Sono giovani, alcuni giovanissimi, anche 13 anni di età. Il loro viaggio può durare un anno oppure 1-2 mesi. Dipende molto dal luogo di partenza e dai soldi. La grandissima parte vuole passare la Svizzera per arrivare al Nord. Ma, non tutti. Come i due fratelli del Burundi di cui si scriveva all’inizio: loro, al terzo tentativo, raccontano gli operatori della parrocchia di Rebbio, sono riusciti a presentare la domanda di asilo nella Confederazione, dove hanno alcuni parenti non stretti.
Com’è spiegato sul sito della Polizia cantonale, «gli accordi bilaterali di riammissione non discernono, in fase di procedura, tra adulti e minorenni». Il ragazzino «viene consegnato dalle autorità svizzere a quelle italiane e da loro preso a carico». L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), da noi contattato, precisa che «i migranti che entrano in Svizzera o che vogliono semplicemente attraversare la Svizzera (transito) e che non soddisfano i requisiti d'ingresso ai sensi dell'articolo 5 della legge sugli stranieri, vengono coerentemente rimpatriati in Italia dai collaboratori dell’UDSC in conformità con l'accordo di riammissione in vigore dal 2000». Al contrario, «le persone che richiedono asilo o protezione ai sensi dell'articolo 18 della legge sull'asilo vengono consegnate alla Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) in conformità con le direttive applicabili». Queste regole si applicano anche ai minori. «Come autorità di controllo al confine svizzero - aggiunge l’UDSC - se una persona minorenne non chiede asilo in Svizzera, viene consegnata alla polizia cantonale del Cantone di riferimento, in questo caso il Canton Ticino». Ciò detto, i migranti con meno di 18 anni «richiedono una protezione speciale. L’UDSC è consapevole di questa responsabilità e la prende molto sul serio. Per questo motivo, sono accompagnati e assistiti in ogni momento fino a quando non vengono consegnati a un'altra autorità e sono sotto la supervisione dell’UDSC. Viene prestata particolare attenzione a tutte le persone che hanno un bisogno speciale di protezione (persone vulnerabili), le esigenze e le possibilità sono chiarite con particolare attenzione e vengono prese le misure necessarie».
La prospettiva futura? Si va verso un deciso aumento della pressione alla frontiera, specie nei mesi estivi. Lo dicono innanzitutto i numeri: dall'1 gennaio a fine marzo sono 26.927 i migranti sbarcati sulle coste italiane, il quadruplo dei 6.543 sbarcati nello stesso periodo dell'anno scorso e dei 6.334 dello stesso periodo di due anni fa. Inoltre, la stessa Polizia cantonale, nella conferenza stampa sul resoconto delle proprie attività passate, ha sottolineato come, la pressione migratoria, potrebbe arrivare ai record del 2015-2016.