Il titolare Richy Bozzini aveva aperto l'azienda per onorare il fratello deceduto: «Da solo non ce la faccio più. Volo in Brasile».
CUGNASCO-GERRA - Aveva aperto l'azienda per onorare la passione del fratello Alan, morto a 25 anni per un cancro alle ossa. Richy Bozzini adesso getta la spugna. Dopo undici anni di attività la Birra Bozz di Cugnasco-Gerra chiude. È lo stesso titolare a confermarlo a Tio/20Minuti. «Non vedo più margini di crescita per la ditta. E questo fa sì che io sia sempre e solo l'unico dipendente. Non ho mezzi per assumere una "spalla". Così non posso andare avanti».
Una birra nata per motivi affettivi – La storia della Birra Bozz aveva commosso la Svizzera italiana. In particolare poiché l'azienda era nata per un motivo affettivo. «Mio fratello, già malato, produceva le birre sul balcone di casa, a Gordola. Aprire un birrificio sarebbe stato il suo sogno. Il destino ha voluto altrimenti e nella primavera del 2013 Alan si è spento».
Nessun rimpianto – La chiusura della Birra Bozz rievoca dunque sentimenti ed emozioni forti. «Io e la mia famiglia, che mi ha sempre supportato, non abbiamo rimpianti. La memoria di Alan è stata onorata. Continueremo a ricordarci di lui. Questa avventura è stata stupenda. Ci siamo fatti un bel nome. Nonostante il Ticino sia una terra di birrifici, la richiesta per le nostre birre non è mai mancata. A un certo punto però è subentrata una questione di quantità: il mercato mi chiedeva 100 e io potevo dare solo 10».
Verso il Brasile – Richy parla di una decisione serena. Giunta al termine di mesi di valutazione. «Ho deciso che dopo questa lunga cavalcata professionale, in cui ho appreso tantissimo, partirò per fare un'esperienza all'estero. Anche per staccare davvero la spina. Forse andrò in Brasile, dove ho alcuni amici. Non ho un progetto ben preciso, si vedrà».
E se arrivasse un subentrante? – La data ufficiale di chiusura non c'è ancora. «Verosimilmente in autunno faremo una festa di commiato dedicata a tutte le persone che ci hanno seguito. Abbiamo tanta gente da ringraziare di cuore». Resta accesa la fiammella della speranza. «Chissà che qualcuno non abbia la volontà di portare avanti la mia missione? Servono caparbietà e voglia di imparare. E anche un po' di follia, sicuramente. Per la mia famiglia sarebbe un onore trovare un subentrante, una persona che abbia il desiderio di raccogliere questa sfida».