Le misurazioni effettuate nelle scorse settimane, confermano - seppur in misura minore rispetto allo scorso anno - un'importante fusione
BELLINZONA - La neve perenne dei ghiacciai non è più tale e anche il Ticino non sfugge a questa tendenza: anche quest'anno i cambiamenti in corso sui grandi manti nevosi delle montagne, per vie degli sconquassi climatici in atto un pò in tutto il pianeta, hanno fatto registrare dati poco confortanti. Sul Basòdino, Valleggia, Bresciana (Adula) e Corno, il ghiaccio continua a sciogliersi, stando alle rilevazioni dell'UPIP - l'Ufficio dei pericoli naturali, degli incendi e dei progetti.
«Inizialmente, la fusione dei ghiacciai ticinesi sarebbe stata più contenuta rispetto a quella subita lo scorso anno - si legge in una nota del Dipartimento del territorio - tuttavia, a causa del periodo canicolare che ha caratterizzato la seconda metà di agosto, nonché delle temperature di settembre e ottobre, largamente al di sopra dei valori medi del periodo di riferimento 1991-2020, vi è stato un aumento della fusione tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno».
Per quanto attiene ai ghiacciai in cui è stata misurata la perdita di spessore, «si registrano valori mediamente raddoppiati rispetto alle medie pluriennali degli scorsi anni. In particolare, per il ghiacciaio di Valleggia è stata stimata una perdita media di spessore di 5,28 metri tra il 2021-2022 e il 2022-2023. Per il ghiacciaio del Corno, la perdita media di spessore tra il 2021 e il 2023 ammonta a 7,04 metri».
Sulla scorta dei dati raccolti nel 2022 e nel 2023, e qualora si dovessero prefigurare nuovamente degli anni particolarmente sfavorevoli come il 2022 e il 2023 - scrive sempre il Dipartimento del territorio - durante i quali il 10% del volume dei ghiacciai svizzeri è stato perso, si stima che, inevitabilmente, nei prossimi 5-10 anni i ghiacciai su territorio ticinese saranno in buona parte scomparsi e rimarranno solo alcune placche di ghiaccio isolate».