AET: «Qualcuno è rimasto deluso, ma le nuove tariffe fungano da stimolo per un uso più efficiente dell'impianto»
LUGANO - Non a tutti è andata giù la virata dell'Azienda elettrica ticinese (AET) che ha deciso per un taglio netto dei contributi offerti ai privati che producono (e vendono) l'energia solare dei propri pannelli fotovoltaici. Quella in esubero del 2023, infatti, sarà pagata 8,5 centesimi per kWh contro i 22,5 centesimi offerti l'anno precedente. Sul tema si sono chinati anche Massimo Mobiglia (PVL) e Matteo Buzzi (Verdi) con un'interpellanza al Governo che invita, in sostanza, a correggere al rialzo il contributo di AET.
Come spiegato dalla stessa Azienda elettrica ticinese, gli elevati compensi dell’anno scorso rappresentavano un’eccezione ed erano dovuti al particolare contesto legato alla guerra in Ucraina e alla conseguente scarsità nella fornitura di gas. Ma come funziona l'intero meccanismo che va dalla gestione dell'energia prodotta dagli impianti fotovoltaici alla vendita della stessa? Lo abbiamo chiesto al Condirettore di AET, Claudio Nauer.
Ogni impianto solare fotovoltaico in Ticino deve necessariamente vendere la propria energia ad AET o può cederla anche a terzi? Come funziona per l'esattezza?
«I proprietari di impianti fotovoltaici sono tenuti a cedere l’energia ad AET soltanto se hanno beneficiato del contributo all’investimento erogato attraverso il fondo cantonale per le energie rinnovabili (FER). Non potendo essere immagazzinata, questa energia viene valorizzata da AET sul mercato nell’istante stesso in cui è immessa in rete. Al contrario, gli impianti ticinesi che non hanno beneficiato del finanziamento FER rivendono l’energia in esubero ai distributori locali o a terze parti. Per ciò che riguarda la fornitura invece, come noto, ogni consumatore privato è legato al distributore del proprio comprensorio (AIL, AEM, AMB, ecc.). Solo i grandi consumatori hanno accesso al libero mercato».
Ci viene fatto notare l'enorme divario tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita. Soprattutto se paragonato al 2022 rispetto al 2023. In pratica costa più cara, ma la si vende a quasi un terzo. Come mai?
«La tariffa di vendita al kWh applicata in bolletta dalle aziende di distribuzione si compone di tre elementi: l’energia (ca. 45%), l’utilizzazione della rete (ca. 40%) e le tasse e i tributi (ca. 15%). Sul sito dell’autorità di vigilanza ElCom è possibile osservare come queste componenti variano in funzione del distributore. La remunerazione riconosciuta da AET ai proprietari di impianti fotovoltaici riguarda la sola energia e deve quindi essere raffrontata con il prezzo di questa singola componente della bolletta (che nel 2024, in Ticino, si aggira mediamente attorno ai 14.7 cts/kWh)».
Il rapporto tra i due prezzi (acquisto / vendita) non dovrebbe essere equilibrato e costante?
«No, si tratta di fattispecie ben diverse. La tariffa riconosciuta da AET per la remunerazione dell’energia fotovoltaica immessa in rete è direttamente legata all’evoluzione dei prezzi di mercato e viene fissata annualmente sulla base di un indice della borsa elettrica svizzera (Swissix) elaborato dall’Ufficio federale dell’energia. Al contrario, il costo della componente energia applicato in bolletta dalle aziende di distribuzione dipende dalle loro strategie di approvvigionamento: esse tendono a suddividere gli acquisti di energia su più anni, in modo da diluire nel tempo l’impatto sulle tariffe di vendita, al rialzo o al ribasso, delle fluttuazioni del mercato».
La remunerazione inferiore non fa sì che un impianto fotovoltaico sia ammortizzabile in più anni e quindi meno conveniente?
«Se si guarda all’evoluzione dei prezzi e della remunerazione sul lungo periodo si nota che i 22.5 cts/kWh riconosciuti per l’energia immessa in rete nel 2022 rappresentano un’eccezione. Quell’anno i prezzi di mercato dell’elettricità hanno toccato picchi mai visti a causa di una serie di fattori straordinari quali: la contrazione delle forniture di gas dalla Russia in Europa, l’indisponibilità di metà del parco nucleare francese e la prolungata siccità. Gli 8.5 cts/kWh riconosciuti sul 2023 riflettono l’effettivo valore di mercato dell’energia immessa nella rete nel corso dell’anno e sono maggiormente in linea con le tendenze di lungo periodo. Ciò detto, l’ammortamento di un impianto fotovoltaico (che ha una durata di vita di circa 30 anni) rimane garantito anche con la nuova tariffa, grazie anche agli incentivi federali, cantonali (e spesso comunali) all’investimento, che in molti casi coprono oltre 30% dei costi di installazione. Al netto degli incentivi, la convenienza di questa tecnologia non è quindi in discussione. Da ultimo, l’investimento è deducibile dal reddito imponibile, alleviando così il carico fiscale nell’anno di esecuzione».
Avete ricevuto lamentele da parte di cittadini o rivenditori di pannelli fotovoltaici?
«Evidentemente chi ha deciso di investire in un nuovo impianto nel 2023, allettato dalla tariffa di 22.5 cts/kWh e senza considerare il suo carattere eccezionale, ha subito una delusione. Una tariffa più aderente al reale costo di mercato dell’energia deve fungere da stimolo a pianificare un utilizzo più efficiente dell’impianto, aumentando la quota di autoconsumo al fine di ottenere maggiori risparmi sulla bolletta».
«Non una bella notizia, ma quello che conta è l'autoconsumo» - Ma cosa ne pensano gli installatori di pannelli? E, soprattutto, come hanno incassato il colpo? «Sicurmente passare da una tariffa di quasi 23 centesimi Kwh a poco più di 8 centesimi è un bel salto indietro - ci spiega il signor Corn di Energetika SA -. Però c'è da dire che negli ultimi 10 anni la media è stata sempre tra i 7 e i 10 centesimi. Insomma, l'anomalia è stata questo aumento dell'anno scorso». Tutto questo fermerà gli investimento nel fotovoltaico? «Non credo - sottolinea l'installatore -, soprattutto per gli impianti residenziali quello che conta è l'autoconsumo, quindi il risparmio in fattura. L'esubero di solito non viene calcolato nell'analisi economica. Poi, ovvio, nel momento in cui AET è arrivata a pagare quasi il triplo, qualcuno si sarà fatto un impianto un po' più grande pensando di ammortizzarlo velocemente».
Dello stesso parere Donato Pelloni, della Green Solar Energy di Quartino: «Certamente questo taglio non è stata una bella notizia, è chiaro. Resta il fatto che, anche con questa cifra, gli impianti fotovoltaici restano redditizi e rimangono un buon investimento se si considerano gli incentivi in essere. Il vantaggio si ha con l'aumento dell'autoconsumo. Più questo è alto, più c'è risparmio se si considera che il costo dell'energia comprata dall'azienda elettrica nel 2024 è aumentato molto. Quello che perdiamo nella vendita lo recuperiamo con l'autoconsumo. Magari si ritarda un po' l'ammortamento, ma resta un investimento ancora sensato».