Le scuole e le università del cantone alla prova dei nuovi strumenti tecnologici, fra sperimentazione e regolamentazione.
BELLINZONA - «La mia tesi di laurea? Tutta scritta con l'intelligenza artificiale». Ha fatto discutere la testimonianza dello studente del politecnico di Zurigo che, sfruttando i nuovi strumenti forniti dalla tecnologia, ha consegnato il proprio elaborato concluso senza, di fatto, scrivere una riga di suo pugno. Se, da una parte, l’IA preoccupa le realtà scolastiche perché in grado di redigere compiti, esami e relazioni attingendo da un immenso database di testi online, dall’altra, se usata in maniera corretta, può essere una preziosa risorsa, sia per gli alunni sia per i docenti. Così, arrivati al termine dell'anno scolastico, abbiamo chiesto al DECS, all'USI e alla SUPSI qual è il loro approccio di fronte a questa nuova tecnologia.
Un gruppo di lavoro - Sul tema, da noi contattato, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport sottolinea come la scuola stia riflettendo e «lavorando sull’impatto dell’intelligenza artificiale nei processi di insegnamento e apprendimento. Questo impegno avviene anche all’interno di un gruppo di lavoro ad hoc al quale partecipano diversi enti esterni (SUPSI, SUFFP, Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale USI-SUPSI…), come pure in varie commissioni intercantonali legate al tema».
I docenti ticinesi cominciano a usarla - In generale, il DECS «si concentra sulla sensibilizzazione ai rischi delle tecnologie e dei media, e allo stesso tempo riflette costantemente sulle opportunità offerte dalla tecnologia, in questo caso dall’IA». In Ticino, alcuni docenti stanno sperimentando strumenti di intelligenza artificiale nei processi di insegnamento e apprendimento. «L’adozione - precisa il DECS - è comunque in fase di valutazione».
«Previste sanzioni per utilizzo improprio» - Per quanto riguarda gli studenti, invece, l’utilizzo dell’IA «è consentito se impegnata correttamente come supporto per l’apprendimento. La scuola educa all’uso responsabile, consapevole e sicuro di questi strumenti. In caso di uso improprio, ad esempio per tentativi di plagio, sono previste sanzioni in conformità con i regolamenti scolastici».
Ecco i software anti plagio - A questo proposito, il dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport è consapevole «della possibilità che alcuni allievi possano essere tentati di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo improprio durante gli esami di maturità o per lavori scritti. Per questo motivo ci siamo attrezzati integrando software anti plagio relativi all’IA. Per quanto ci riguarda confidiamo comunque nel nostro corpo docente, capace di valutare le conoscenze e le competenze effettivamente acquisite da allievi e allieve».
La presa di posizione dell'USI - L’Usi ha pubblicato una presa di posizione sull’argomento a luglio 2023. Si dice che, «a livello di strategia generale», si «incoraggia un uso creativo, critico e responsabile degli strumenti come ChatGPT». Inoltre, si «promuovono la sperimentazione, il pensiero critico e le discussioni aperte con e su questi dispositivi nell'insegnamento, nella ricerca, nel transfer e negli altri settori di attività».
«Dichiarare quali e quando gli strumenti sono ammessi» - Il rettorato ha istituito un gruppo di lavoro interfacoltà ad hoc. Come regola generale, «l'utilizzo dell’IA è consentito, a meno che non sia esplicitamente vietato per un'attività specifica (ad esempio esami, elaborati eccetera). Tuttavia, il loro uso deve sempre essere correttamente riconosciuto». L’università invita quindi i professori a «dichiarare esplicitamente quali strumenti sono ammessi».
Cresce l'utilizzo - È stato registrato un aumento, da parte degli studenti, dell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. «L’università - dice in una nota l’USI - sta pianificando un corso opzionale che introduce le conoscenze e competenze base riguardante l’IA e il suo uso all’interno del mondo accademico».
Gruppo di lavoro alla SUPSI - All’inizio dell’anno scorso, anche la SUPSI ha creato un gruppo di lavoro dedicato all’uso dell’IA generativa nella formazione di base. «Il documento propone un dialogo costruttivo», spiega Fabrizio Fornara, responsabile del Servizio didattica e formazione docenti. «Si precisa, inoltre, che la disponibilità e le potenzialità di questi sistemi possono indurre gli studenti a usarli in modo fraudolento, ma proibire l’uso può non servire a evitare comportamenti illeciti in sede di valutazione». Soprattutto, alla luce di un mercato del lavoro sempre più segnato dall’IA.
«Uso etico» - ll suggerimento, quindi, è che vengano definite «singole policy a livello di modulo o di corso. Le raccomandazioni che abbiamo pubblicato insistono su un uso etico, dichiarato e trasparente, con chiare comunicazioni».
«Integrità accademica non compromessa» - La SUPSI ha da poco somministrato un questionario a studenti, docenti e collaboratori per «investigare la loro percezione e il grado di adozione e literacy» riguardo all’IA. E sulla possibilità che alcuni studenti usino l’intelligenza artificiale per scrivere le proprie tesi, Fornara conclude: «Non possiamo negare che ci sia questo tipo di preoccupazione tra i docenti. Tuttavia, anche in questo contesto è importante distinguere i diversi scopi per cui gli studenti usano questi strumenti. Tra gli usi poco virtuosi e scoraggiati ci sono sicuramente il ricercare informazioni e generare contenuti. Ma altri usi, soprattutto se dichiarati, non compromettono l’integrità accademica».