Dieci dispositivi per daltonici saranno disponibili al MASI per l'esposizione delle opere di Ernst Ludwig Kirchner. Ecco le testimonianze.
LUGANO - L’entusiasmo di un tramonto, i colori del mare, le tonalità di un dipinto. Sono emozioni che circa un uomo su 12 (8%) e una donna su 200 non potranno (forse) mai sperimentare nella loro vita. La presa in carico delle persone affette da daltonismo non è affatto semplice, complice anche una diagnosi spesso tardiva. Insomma, una problematica spesso trascurata e poco conosciuta.
La missione della Fondazione - Le iniziative che si impegnano per combattere le malattie della vista però non mancano. «La nostra missione è garantire che chiunque possa vivere l'esperienza dei colori, senza esclusioni», ci spiega Sandor Breznay, presidente della Fondazione Breznay-Ganoczy.
L’ente no-profit, che si occupa da anni di promuovere l’inclusione culturale, donerà al Masi e al Lac 10 paia di occhiali speciali per persone daltoniche. Questi occhiali renderanno l’arte di Ernst Ludwig Kirchner (attualmente in esposizione a Lugano) accessibile anche al pubblico discromatico.
L'inclusione culturale - Si tratta di una prima a livello svizzero e rappresenta un passo importante verso l’inclusione culturale. Appuntamento quindi questa sera, giovedì 21 novembre, alle 18 al Lac per la presentazione ufficiale.
«La gioia dei colori è una delle emozioni più potenti che l’arte può offrire», continua Breznay. «I daltonici non possono approfittare di questa meraviglia. Questi occhiali restituiscono la percezione di tutte le sfumature».
Colori accesi e vibranti - Come mai sono state scelte le opere di Kirchner per debuttare il progetto? «Per i colori accesi e vibranti», spiega il presidente della Fondazione. «Le opere dell’artista sono ricche di intensità cromatica. Le persone affette di daltonismo potranno vivere la bellezza dei dipinti nella loro completezza».
Assistere alla sperimentazione degli occhiali, come ci ha confidato Breznay, è sempre molto emozionante. Ogni persona però reagisce in modo diverso. «Ho scoperto che il rosso era tutt'altra cosa rispetto a quello che io consideravo rosso», ci spiega invece Claudio Pescio, storico dell'arte, direttore della rivista “Arte Dossier” e della Divisione Arte di Giunti Editore. «Per la prima volta ho potuto percepire sfumature che non avevo mai sperimentato prima». La sua disfunzione della percezione cromatica non ha impedito allo studioso di lanciarsi in un ambito nel quale i colori sono senz’altro importanti.
La prima volta non si scorda mai - Ma riavvolgiamo il nastro. La prima volta che Pescio ha sperimentato gli occhiali si trovava in una mostra d'arte a Milano. «Non ero a conoscenza di alcun rimedio al daltonismo. Prima di provare gli occhiali, ero convinto che non ci fosse niente da fare».
Poi la sorpresa. Un'esperienza che ancora oggi lo storico ricorda nei minimi dettagli. «La visione del mondo che avevo davanti agli occhio è stata sconvolta. Più che un'emozione, per me è stata una scoperta. Una rivelazione che mi ha entusiasmato molto. La mia prima reazione è stata di andare in giro per la città guardando tutto il mondo attraverso queste lenti».
Non c'è però il rischio che ci si abitui a queste nuove tonalità? «No, non credo. Non per il mio caso almeno. L'uso degli occhiali non è sistematico, ma li impiego solo in alcune occasioni particolari. Al mare per esempio non posso più farne a meno. Vedere l’acqua con colori così accesi è un’emozione veramente forte».