Questo martedì a Bellinzona il Governo ha presentato il bilancio annuale fra cifre, traguardi raggiunti e obiettivi per il futuro.
BELLINZONA - Il Dipartimento delle istituzioni, il Dipartimento della sanità e della socialità e il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport hanno presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, il bilancio d’attività sul fronte della lotta alla violenza domestica nel corso dell’ultimo anno.
Nel 2023 sono stati più di 1'037 gli interventi in ambito di disagio familiare: 63 allontanamenti da domicilio ordinati dalla Polizia; 202 allontanamenti dal domicilio volontario dell’autore; 110 autori/autrici incontrati dall’Ufficio dell’assistenza riabilitativa; 38 donne vittime di violenza domestica e 35 bambini sono stati ospitati dalle due Case protette.
I Consiglieri di Stato Norman Gobbi, Raffaele De Rosa e la Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti nei rispettivi ambiti di loro competenza hanno sottolineato «quanto sia importante un’azione comune e coordinata a tutti i livelli: sul piano federale, sul piano cantonale, su quello comunale, assieme alla società civile».
Un piano d'azione cantonale già a buon punto - Il canton Ticino, lo ricordiamo, è dotato dal 2021 di un Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica. Delle 80 misure previste, 71 sono state già attivate «senza finanziamenti specifici» con «un bilancio positivo», conferma il direttore del Dipartimento delle istituzioni (DI) Norman Gobbi.
«Molto positivo», invece, l'asse del Perseguimento: «grazie al primo anno di attività dalla sua introduzione del Centro di competenza violenze presso la Polizia cantonale e alla presentazione della revisione totale della legge sulla Polizia (Messaggio al vaglio del Gran Consiglio) tra le cui novità figurano la base legale per il processo di gestione delle minacce e la proroga dagli attuali 10 a 30 giorni dell’allontanamento dal domicilio dell’autore di violenza».
Un risultato, continua Gobbi, reso possibile anche grazie alla «creazione del primo Istituto di medicina legale del Canton Ticino» una realtà che «sostiene la Magistratura nella determinazione della dinamica dei fatti e della raccolta delle prove, grazie alle visite sulle persone che hanno subito violenza e sviluppa dinamiche positive nell’ambito della lotta alla violenza domestica, come l’avvio del primo CAS in infermieristica forense, iniziatosi proprio stamattina».
Prevenzione e misure concrete - Per quanto riguarda, invece, il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) di Raffaele De Rosa l'accento è posto soprattutto sulle campagne di prevenzione così come sulla presa a carico.
Fra le misure concrete, a livello federale «da sottolineare l’introduzione del numero unico centrale nazionale che si prevede sarà attivo a partire da fine 2025 / inizio 2026. Da ricordare inoltre la realizzazione, sempre a livello nazionale, della Guida per l’esame e l’organizzazione delle relazioni personali dei minori in caso di violenza domestica (CSVD).
Parlando, invece, di presa a carico delle vittime: «Il DSS, tra le altre cose, ha sviluppato un protocollo di presa a carico delle vittime nei Pronto soccorso dell’EOC; partecipa assieme ad altri rappresentanti istituzionali e della società civile ad azioni di sensibilizzazione i medici di famiglia; per il tramite dell’Ufficio del farmacista cantonale ha collaborato alla creazione di una formazione specifica destinata a farmacisti e aiuto farmacisti, oltre ad aver attivato un monitoraggio del tasso di occupazione di strutture protette».
Una formazione specifica per chi è in prima linea - La Direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), Marina Carobbio Guscetti, ha sottolineato con soddisfazione l’avvio, lo scorso ottobre, della consultazione da parte del Consiglio federale sulla revisione parziale della legge federale concernente l’aiuto alle vittime, «l’obiettivo della modifica è di ridurre al minimo le barriere all'accesso alle cure primarie per le vittime di violenza. In questo contesto, è necessario che sia garantita la presenza di centri di crisi per vittime di violenza sessuale, domestica e di genere in ogni Cantone o tramite centri regionali condivisi»
«Uno dei punti cardine per rafforzare la protezione contro la violenza domestica è anche assicurare la formazione specifica per i professionisti e le professioniste che intervengono in prima linea: personale sanitario, forze dell’ordine, operatori sociali, personale scolastico, giuristi», in questo senso viene accolta con soddisfazione la già sopracitata apertura «del CAS in infermieristica forense della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Ma anche il recente incontro con i responsabili della Facoltà di medicina dell’Università della Svizzera italiana (USI) e l’Istituto di medicina legale per valutare l’introduzione di moduli per il Master di medicina, finalizzati alla formazione per la presa a carico delle vittime di violenza domestica e sessuale già negli studi di medicina».
«Non si deve agire tuttavia solo in ambito specialistico, ha ricordato Carobbio Guscetti: la scuola rappresenta un terreno importante per prevenire la violenza domestica e sessualizzata, attraverso l’educazione e la sensibilizzazione, favorendo una società più paritaria», conclude Carobbio Guscetti.