Le due inchieste, italiana e ticinese, concordano sulla modalità dell’assassinio
STABIO - Le due inchieste, quella italiana e quella ticinese, sembrano concordare sulla modalità dell’omicidio di Nadia Arcudi. La docente, uccisa lo scorso 14 ottobre nella villetta di Stabio, non sarebbe stata soffocata né con un sacchetto, né con un cuscino. L’”arma del delitto” usata dal cognato Michele Egli per togliere la vita alla maestra 35enne è, secondo gli ultimi elementi dell’inchiesta riportati dal CdT, una sciarpa.
Il cognato non avrebbe però premeditato il delitto, che sarebbe scaturito a seguito di una discussione sul futuro della Villetta di Via Cava, fortemente voluta sia da Nadia sia dalla sorella.
La maestra avrebbe infatti accusato il cognato di non fare abbastanza nella mediazione tra lei e la sorella. E questa accusa avrebbe provocato la rabbia di Egli che avrebbe dapprima tramortito la donna con un colpo alla nuca e in seguito l’avrebbe strangolata con la sciarpa. Quella economica rimane l'unica pista percorsa dagli inquirenti: una relazione sentimentale tra i due è stata esclusa.
Michele Egli, accompagnato dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, si recherà nei prossimi giorni sulla scena del delitto per ricostruire la dinamica dei fatti.