Il primario Massimo Galli si dice scettico su un ritorno feroce in autunno. La guardia però deve restare alta
MILANO - Con la diffusione del coronavirus prosegue anche il botta e risposta tra esperti, divisi nei propri punti di vista su un’eventuale seconda ondata, come nel caso di Ranieri Guerra dell’Oms e Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano.
A livello globale la pandemia sta accelerando. I casi confermati a livello globale raggiungeranno la quota di dieci milioni nelle prossime ore. Di questi, oltre 194mila sono stati registrati nella sola giornata di ieri. Un primato dall’inizio dell’emergenza, alimentato soprattutto da Stati Uniti, America Latina e Medio Oriente.
«Si riprese ferocemente dopo l'estate» - Che la pandemia non sia conclusa è un dato di fatto. E proprio ieri il direttore aggiunto dell’Oms aveva lanciato un appello a mantenere alta la guardia, evidenziando un andamento della situazione speculare a quello di oltre un secolo fa. «Andò giù in estate per riprendersi ferocemente a settembre e ottobre, facendo 50 milioni di morti», ha detto in diretta su Rai3. «Tutte le precauzioni che stiamo prendendo - ha concluso - hanno l’obiettivo di circoscrivere la circolazione del virus quando questa riprenderà».
«Non siamo nel 1918» - Di avviso differente è il professor Massimo Galli, che ha espresso alcune ore dopo a "Otto e Mezzo" su La7 il proprio scetticismo in merito a una possibile ripresa autunnale della pandemia. «Il virus si sta rendendo capace di serpeggiare dall'emisfero settentrionale a quello meridionale e viceversa, questo potrebbe essere il motivo della ripresa autunnale ma non necessariamente con una seconda ondata e con le conseguenze della Spagnola, non siamo più nel 1918».
E per quanto riguarda i nuovi focolai rilevati in Italia? «Mi auguro - ha detto Galli - che sia espressione della capacità affinata di fare interventi a livello territoriale e accorgersi di fenomeni come questi prima che sia troppo tardi. Alcuni di questi fenomeni hanno connotazioni preoccupanti e ci dicono che la storia non è finita».