Qualcuno ha deciso di non rispettare il divieto e ha raccolto parecchi clienti
GENOVA - Da 'Pasta e Basta' a 'Adesso Basta': il passo per il ristoratore di Ventimiglia titolare della tavola calda è stato breve, così come breve il viaggio dei turisti francesi che, afflitti dalle restrizioni adottate dal governo Macron, hanno 'svalicato' Ponte San Luigi per godersi la giornata di San Valentino in Riviera.
Risultato: i ristoranti di Ventimiglia e Sanremo sono rimasti aperti, nonostante la collocazione della Liguria in 'zona arancione' lo vieti, e sono stati presi d'assalto dai 'galletti' francesi.
Ristoranti aperti, dunque, e pieni di turisti transalpini, usi a passar la frontiera tutti i giorni per andare a fare shopping di tabacchi, alcolici e prodotti alimentari che in Italia costano di meno.
D'altra parte, per loro passare la frontiera verso l'Italia e poi tornarsene a casa non è così difficoltoso, basta un'autocertificazione. E così oggi, nonostante il colore arancio imponesse la chiusura di ristoranti e bar fin dalla mattina, in tanti hanno invaso la Riviera di Ponente.
Decine di persone sono state identificate dalle forze dell'ordine: è molto probabile che per loro scatterà la multa. «I ristoratori hanno avuto poco più di 24 ore per adeguarsi al passaggio da zona gialla ad arancione - ha detto il questore di Imperia Pietro Milone -. Per questo, prevedendo la loro possibile protesta abbiamo cercato in tutti i modi di dissuadere. Il nostro intervento, comprese le polizie locali, c'è stato per numerosi casi e rappresenta una sconfitta per tutti».
A Sestri Levante i ristoratori sono scesi in piazza per protestare, ma i vigili urbani non hanno trovato locali aperti. Anche a Genova qualche ristorante ha deciso di sfidare i divieti. Tra questi, 'The Cook', dello chef stellato Ivano Ricchebono.
«Avevamo preparato tutto per la festa di San Valentino, anche per questo abbiamo deciso di tenere aperto. Qualcuno ha disdetto perché non se la sentiva di venire, altri invece hanno deciso di venire lo stesso. E abbiamo fatto il tutto esaurito». Anche altri ristoranti genovesi hanno deciso di non abbassare le serrande: «Abbiamo avuto il sostegno della gente e di tutta la filiera a partire dai fornitori - ha detto una ristoratrice - e se ci multeranno faremo ricorso».
«Quello che ha fatto il ministro Speranza è inqualificabile» ha detto un «molto arrabbiato» Alessandro Cavo, presidente di Fipe Confcommercio Liguria e proprietario del ristorante Cavo. «Ci sono colleghi che adesso dovranno buttare centinaia e centinaia di euro di merce appena comprata. Eppure sarebbe bastato dire che entravamo in zona arancione tre giorni prima. I ristoranti sono una parte importante del sistema Paese» a cui «è necessario portare rispetto. Rispetto per il lavoro, se non altro. Ieri un associato mi ha detto 'con gli ultimi soldi che ho in tasca ho comprato per San Valentino'. Soldi buttati, come quei 100 chili di pesce acquistati da un altro collega per le prenotazioni di oggi».