Le organizzazioni per i diritti umani esigono chiarezza dopo gli scontri con la polizia, si parla di 37 vittime.
«Le forze dell'ordine erano molto violente e le persone sono entrate nel panico» racconta un richiedente d'asilo.
MELILLA - Il numero delle vittime del dramma avvenuto a Melilla venerdÌ 24 giugno, alla frontiera spagnola con il Marocco, è salito a 37 secondo le ONG presenti sul terreno. Questo è il bilancio degli scontri tra i richiedenti d’asilo e le forze di polizia spagnolo e marocchine. Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare. I testimoni sul posto parlano di una crescita esponenziale della violenza che ha portato al dramma.
Secondo la delegazione del governo spagnolo nell'enclave, 2000 persone si sono riunite vicino alla frontiera durante la notte tra giovedì e venerdì. Di queste, circa 1500 si sono spinte oltre cercando di sfondare un cancello di demarcazione. I poliziotti inviati da Madrid sono intervenuti per contenere il tentativo d'irruzione. La situazione è degenerata velocemente nel caos. Le immagini diffuse dagli attivisti presenti a Melilla sono impressionanti. Persone ammassate per terra sotto la sorveglianza di guardie marocchine, alcune inermi e forse già cadaveri. Il bilancio ufficiale di 133 migranti che sono riusciti a entrare in territorio spagnolo, di cui 57 rimasti feriti. Stessa sorte capitata a 49 agenti.
Mobilitazione delle ONG - Le ONG attive per la protezione dei diritti umani chiedono ora di aprire un’inchiesta per fare chiarezza sul tragico scontro. «Gli agenti marocchini erano molto violenti, più aggressivi del solito. Le persone sono entrate nel panico» racconta al quotidiano spagnolo El Pais un giovane uomo fortunato che è riuscito a passare la frontiera.
Raid della polizia - Iniziano a trapelare alcuni dettagli sulle cause che hanno portato alla tragedia. Secondo quanto riportato dal quotidiano inglese The Guardian, la polizia marocchina, durante gli scorsi giorni aveva compiuto diversi raid nei campi profughi dove i richiedenti d’asilo alloggiavano. La polizia avrebbe sequestrato diverse scorte alimentari e tutto il denaro che trovava in possesso dei migranti. Queste azioni avrebbero alimentato l’ansia e l’insicurezza nei campi portando molti all'esasperazione.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez sostiene invece che a Melilla sia andato in scena «un assalto violento e organizzato», tradottosi in un «attacco all'integrità territoriale» della Spagna, dietro al quale ci sarebbero «mafie che trafficano con esseri umani». Un argomento, quest'ultimo, condiviso anche dal Rni, il partito del capo del governo marocchino Aziz Ajanuch.
Violenza indiscriminata - Secondo la Commissione spagnola per l'aiuto ai rifugiati, molti richiedenti di asilo che hanno tentato di attraversare la frontiera provenivano dal Sudan, dove scappavano dalla guerra. «L’uso indiscriminato della violenza per gestire la migrazione e controllare le frontiere ha impedito alle persone bisognose di protezione internazionale di raggiungere il suolo spagnolo» ha ribadito la commissione.