Non sono finite le proteste in Russia contro la guerra in Ucraina. E Amnesty chiede che vengano messe sul tavolo delle discussioni
MOSCA - Tramite internet, alla radio o sempre più raramente in piazza: il dissenso contro la guerra in Ucraina continua a vivere all'interno dei confini del Cremlino. Lo dimostrano i reati ad hoc creati per reagire ai moti di protesta e le lunghe pene inflitte per una libertà di espressione che in Russia è oggi considerata reato.
A tracciare un quadro, oltre 500 giorni dopo l'inizio del conflitto, ci pensa Amnesty International con una lunga lettera che denuncia le pesanti rappresaglie che stanno subendo gli oltre 20mila attivisti arrestati nel corso del 2022. Per spiegarla con le parole del ricercatore russo per l'Ong Oleg Kozlovsky: «La repressione in Russia è radicata, e una gamma complessa ed estesa di tattiche è sempre più utilizzata come arma per mettere a tacere il dissenso contro la guerra».
I manifestanti pacifici e coloro che condividono informazioni critiche sulle forze armate russe, continua il ricercatore, «devono far fronte a gravi sanzioni penali, amministrative e di altro tipo. Nuove leggi assurde che criminalizzano chi esprime liberamente le proprie opinioni sono state adottate e immediatamente messe in pratica. Il sistema di giustizia penale viziato, caratterizzato da processi profondamente ingiusti, è stato utilizzato per comminare pene detentive e multe elevate per mettere a tacere i critici in risposta al minimo dissenso».
Fino a 15 anni - Le nuove leggi a cui si riferisce il ricercatore sono quelle che definiscono reato la "diffusione di informazioni consapevolmente false sull'uso delle Forze Armate" e il "ripetuto discredito delle Forze Armate o degli organismi statali". Le norme stabiliscono inoltre che per il primo crimine possono essere comminate pene fino a quindici anni, mentre per il secondo fino a sette.
Ancora prima però di arrivare all'eventuale condanna, spiega Amnesty, le autorità usano altri modi per fare pressione sugli oppositori a quella che il Cremlino ha sempre definito una "operazione militare speciale". Ad esempio vengono spesso utilizzate le procedure amministrative che «mancano di qualsiasi garanzia di un processo equo». In che modo? «I giudici spesso respingono le prove convincenti della difesa e si basano esclusivamente sui rapporti della polizia, a volte palesemente falsi, per ritenere che i manifestanti violino le norme sulle assemblee pubbliche o commettano gli assurdi reati di "discredito" introdotti di recente, e pronunciare condanne quali multe salate o la detenzione amministrativa».
Pressione sulle personalità pubbliche - Per quanto riguarda le persone note, le autorità russe hanno implementato una serie di tattiche volte a reprimere e fare pressione sulle voci critiche. Tra queste possiamo trovare i licenziamenti arbitrari, la cancellazione di concerti ed eventi pubblici con le conseguenti scuse forzate in video.
Altre personalità pubbliche vengono invece bollate come "agenti stranieri" e anche in questo caso ci sono delle conseguenze: restrizioni alle attività personali e professionali, perdita del lavoro e il peso - chiaramente - dello stigma».
Ma veniamo ai numeri. Nel 2022, 21mila persone sono state arrestate e sanzionate principalmente per aver partecipato a proteste pacifiche in piazza o per aver criticato su internet le decisioni del presidente Vladimir Putin e della sua cerchia di fedeli. Di tutte le persone finite in manette, 2'307 sono state sottoposte a detenzione amministrativa. Mentre altre ancora devono pagare ingenti multe.
Sostegno internazionale - Amnesty esorta quindi le autorità russe ad abrogare queste leggi repressive, a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone detenute solo per aver espresso pacificamente le proprie opinioni e a garantire la tutela del diritto alla libertà di espressione.
«Chiediamo alla comunità internazionale di discutere questi casi con le autorità russe, di sostenere gli attivisti perseguitati in Russia e all'estero, anche partecipando alle udienze in tribunale, di garantire procedure di asilo eque ed efficaci e di rafforzare i meccanismi internazionali per affrontare le violazioni dei diritti umani in Russia».