L'analisi di UBS sulla crisi post Covid. Il Pil svizzero in calo del 4,6 per cento.
ZURIGO - Gli economisti di UBS hanno rivisto nettamente al ribasso le loro previsioni congiunturali per la Svizzera a causa delle ripercussioni economiche del coronavirus.
La grande banca si aspetta per quest'anno una contrazione del 4,6% del prodotto interno lordo (PIL) elvetico, mentre nelle precedenti previsioni di fine marzo gli esperti pronosticavano ancora un calo dell'1,3%.
«La lotta contro il coronavirus ha ampiamente paralizzato l'economia dell'intero pianeta», ha indicato il capo economista di UBS Daniel Kalt, citato in un'analisi pubblicata oggi.
Le misure di confinamento emanate in Svizzera e altrove nel mondo «sprofonderanno l'economia mondiale in quella che è probabilmente la prima recessione ordinata dai poteri pubblici della storia economica moderna», ha aggiunto. UBS prevede una flessione del 6,8% del PIL USA nel 2020 e del 6,1% per la zona euro. In Asia (senza Giappone, Australia e Nuova Zelanda), il calo dovrebbe invece essere limitato al -0,4%.
Secondo gli esperti, la pandemia non sconvolgerà il paesaggio economico elvetico, ma accelererà un movimento già avviato prima della crisi.
Il commercio al dettaglio e il settore dei servizi privati nonché i media saranno i più colpiti dalla situazione attuale, seguiti dal turismo e il tempo libero. L'industria delle macchine ed elettronica, abituata agli choc congiunturali, dovrebbe invece limitare i danni. I vincitori di questa crisi saranno chiaramente i settori sanitari, delle telecomunicazioni e dell'industria farmaceutica e chimica.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire quest'anno al 4,0%, dopo il 2,9% di marzo e il 2,3% di fine 2019. Ma le misure legate al lavoro ridotto, con 1,85 milioni di richieste effettuate dai datori di lavoro, stanno attenuando gli effetti della crisi. Attualmente, dalle 1'200 alle 1'500 persone al giorno si iscrivono agli uffici regionali di collocamento. Ma in tempi normali, l'economia svizzera crea 1'300 posti di lavoro al giorno, ciò che non è il caso in questo momento. «Il problema è proprio la mancanza di creazione di impieghi, non la cancellazione di posti», secondo Kalt.
La Svizzera dispone di un margine di manovra importante per sostenere la sua economia. Se la Confederazione si è già impegnata a mettere a disposizione 62 miliardi di franchi in aiuti pubblici, potrebbe sborsare 125 miliardi in più, ovvero il 17% del suo PIL, senza perdere il suo "prezioso" rating "tripla-A", utile per avere soldi a bassi costi sui mercati, stando alle previsioni dell'UBS.
Per l'economista Alessandro Bee, la ripresa potrebbe tuttavia essere altrettanto rapida. "Se le misure di contenimento del coronavirus potranno essere allentate prossimamente e gli effetti della 'disattivazione' dell'economia resteranno limitati, la congiuntura potrebbe riprendere la sua crescita nel secondo semestre".
Secondo Kalt, tutto dipende da «come si svolgeranno i prossimi mesi». Se l'economia elvetica si normalizza entro l'autunno, la congiuntura potrebbe cominciare una solida ripresa a partire dal quarto trimestre per poi ritornare ai livelli di prima della crisi. Per l'anno prossimo, UBS prevede una ripresa del 3,9% del PIL, sostenuta dai consumi privati (+2,5%), dagli investimenti (+2,3%) e dalle esportazioni (+7,3%). Il tasso di disoccupazione dovrebbe dal canto suo calare leggermente al 3,9%.