Il G20 si appresta a firmare un accordo importante per la Svizzera. E forse anche positivo
Un'aliquota minima del 15 per cento per le multinazionali: dopo il segreto bancario, un altro colpo alla competizione fiscale. Ma per l'esperto dell'Ocse Pascal Saint-Amans, il nostro paese ne trarrà più vantaggi che danni
VENEZIA - La prevista riforma dell'imposizione degli utili delle grandi aziende con un'aliquota minima del 15% non elimina completamente la concorrenza fiscale, ma la limita. Secondo Pascal Saint-Amans, direttore del centro Ocse per la politica fiscale, anche la Svizzera ne beneficerebbe.
Le nuove regole prevedono un equilibrio fra piccoli e grandi paesi, ha detto Saint-Amans in un'intervista alla Neue Zürcher Zeitung. L'obiettivo è quello di ripristinare la stabilità del sistema fiscale internazionale. Se la Svizzera dovesse rifiutarsi di adeguare la tassazione delle imprese con un voto popolare, dovrebbe sopportarne le conseguenze.
La Confederazione beneficia molto della globalizzazione. I paesi si accordano su regole comuni per evitare iniziative isolate. Se la Svizzera accetta queste regole e le rispetta, godrà dei vantaggi associati e della certezza del diritto. Se invece si esprimerà contro, dovrà vivere con le conseguenze poiché gli altri stati adotteranno misure per proteggersi.
In merito alle riforme fiscali il dirigente Ocse ha sottolineato che ogni stato è libero di promuovere la ricerca e lo sviluppo con strumenti diversi, a patto che l'aliquota fiscale effettiva non scenda sotto il 15% e che la ricerca sia svolta a livello locale.
L'accordo approvato dall'OCSE non è solo «equilibrato ed equo» ma mette anche fine a «un ciclo di ingegneria fiscale aggressiva e di riduzione degli introiti fiscali per gli stati». Ci sarà un prima e un dopo, ha aggiunto Saint-Amans, intervistato dalla Tribune de Genève e da 24 Heures.
La maggioranza dei paesi dell'OCSE (131 su 139) compresa la Svizzera, hanno aderito all'accordo, ha detto. «Speriamo che questo sia solo l'inizio. Nel 2009, abbiamo posto fine al segreto bancario; questa è stata una prima parte. Nel 2012, abbiamo affrontato la sotto-tassazione delle multinazionali; ora è la fine dei paradisi fiscali», osserva.
La Svizzera ha aderito all'accordo, ma ha posto delle condizioni. In particolare, chiede che gli interessi dei piccoli paesi innovativi siano esplicitamente presi in considerazione nella formulazione finale delle regole e chiede un'applicazione uniforme delle nuove direttive.