Lo dice un sondaggio pubblicato da Deloitte: i prezzi dei beni di consumo sono più cari del 6% rispetto al 2021.
ZURIGO - Due svizzeri su tre (il 65%) sono sotto pressione a causa dell'inflazione e molti reagiscono diminuendo i consumi, in particolare rinunciando ad andare al ristorante, a viaggiare e ad acquistare abiti nuovi, nonché facendo attenzione alle offerte speciali.
È quanto emerge da un sondaggio pubblicato dalla società di consulenza e revisione Deloitte, che invita anche il settore del commercio al dettaglio a sfruttare il momento, andando cioè a caccia dei molti consumatori pronti a saltare il fosso per gettarsi nelle braccia di altri operatori.
Il 27% dei 1900 interpellati nell'ambito del rilevamento demoscopico dichiara che il rincaro ha rappresentato un peso elevato negli ultimi 12 mesi, mentre un altro 38% lo ha ritenuto un onere medio. Le cifre sono leggermente più alte in Romandia (33% e 40%, per un totale di 73%), mentre non sono disponibili dati specifici sul Ticino.
Gli specialisti di Deloitte rilevano come effettivamente il rincaro si sia fatto sentire anche in Svizzera, sebbene in modo meno marcato che in altri paesi: al momento i prezzi sono di circa il 6% più elevati dell'inizio del 2021. L'inflazione su base annua ha superato il 3% a metà 2022 e a inizio 2023; l'ultima indicazione, riguardante dicembre, dà il tasso all'1,7%.
«Il perdurare del rincaro in Svizzera è un peso per la maggior parte delle persone», commenta il capo-economista di Deloitte, Michael Grampp, citato in un comunicato diffuso ieri sera. «In particolare, rappresenta una sfida per le persone a basso reddito, che devono far fronte all'aumento del costo della vita. I cambiamenti osservati nel comportamento dei consumatori non sono quindi sorprendenti. Hanno un impatto anche sulle aziende e sono già accompagnati da richieste politiche. Per alleviare la pressione e contrastare le richieste di misure populiste è importante che la Banca nazionale svizzera tenga d'occhio l'andamento dei prezzi e non tagli prematuramente i tassi di interesse».
Come fanno fronte alla situazione i consumatori? Il 57% riduce la spesa per prodotti e servizi non essenziali, il 51% fa maggiore attenzione a offerte speciali e promozioni, il 44% opta per prodotti più a buon mercato, il 37% passa a fornitori più economici, il 22% ricorre maggiormente all'usato, un analogo 22% cerca di fare le cose da sé invece di comprarle e il 7% si fa prestare quanto gli serve.
Ma come si è risparmiato concretamente negli ultimi 12 mesi? Tagliando su ristorante e uscite serali (52%), sui vestiti (42%), sulle vacanze (41%), in generale sulle attività del tempo libero (41%), sugli alimentari (34%), sui servizi personali (32%), sui mobili e gli oggetti per la casa (31%), sulle manifestazioni culturali (29%), sulla benzina e sugli altri costi dell'automobile (28%), sui prodotti elettronici (25%), sui costi accessori dell'abitazione (22%), sui media e l'intrattenimento (22%), sui premi della cassa malati (19%), sui costi telecom (16%), sul trasporto pubblico (14%), sui servizi finanziari (12%), sulle assicurazioni (11%), sui costi dell'alloggio (10%) e sulla formazione (10%).
Secondo gli esperti Deloitte l'aumento generalizzato dei prezzi non sembra quindi necessariamente portare a un cambiamento fondamentale nel comportamento dei consumatori: solo una minoranza ritiene che acquistare beni di seconda mano, produrre da sé gli articoli di cui si ha bisogno o semplicemente prenderli in prestito sia la giusta risposta all'inflazione. Se il rincaro dovesse persistere i cambiamenti comportamentali potrebbero però radicarsi e avere un impatto significativo sui rivenditori e sulle aziende che producono beni di consumo, mettono in guardia gli specialisti.
«La dinamica dell'inflazione rappresenta una grande opportunità per il commercio al dettaglio», afferma Karine Szegedi, responsabile del settore beni di consumo di Deloitte, a sua volta citata nel documento per la stampa. «In considerazione della maggiore disponibilità dei clienti a cambiare potrebbero verificarsi importanti spostamenti di quote di mercato: un interessante rapporto qualità-prezzo diventerà sempre più importante». A suo avviso sono particolarmente promettenti strategie innovative ed efficienti dal punto di vista dei costi, che non solo attraggono nuovi clienti attenti ai prezzi, ma rafforzano anche la fedeltà dei clienti abituali attraverso i canali digitali e i programmi di fidelizzazione.
La parola finale viene lasciata al Ceo di Deloitte Svizzera, Reto Savoia. «L'inflazione in Svizzera è un peso per molte persone e può avere conseguenze di vasta portata. Influenza il comportamento dei consumatori, impone alle aziende di adeguare le proprie strategie e mette in discussione anche il mondo della politica. Sono necessarie soluzioni innovative e sostenibili che includano sia misure immediate che strategie a lungo termine. Occorre evitare misure populiste elargite con l'annaffiatoio e concentrarsi sui settori già fortemente regolamentati per mantenere la competitività e l'attrattiva della nostra piazza economica», conclude il manager.