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L'OSPITEDopo 8 anni dal Concorso sul PSE: “prendere o lasciare”?

19.11.21 - 15:39
Carola Barchi
tipress
Dopo 8 anni dal Concorso sul PSE: “prendere o lasciare”?
Carola Barchi

Siamo alle battute finali della lunga campagna per la votazione sul PSE del 28 novembre prossimo e il primo dato lapalissiano per tutti è che in Ticino non si è mai visto una campagna pubblicitaria e di eventi-conferenze-aperitivi così grande ed invasiva, per un semplice referendum comunale. Il fronte del SÌ ha dispiegato energie, risorse e soprattutto mezzi finanziari ingenti, che superano di gran lunga qualsiasi campagna per una votazione referendaria comunale tenutasi nel nostro Cantone.

Basterebbe questo dato per capire che la posta in gioco è grande il 28 novembre, altrimenti non si capirebbe perché qualcuno abbia finanziato la campagna per il SÌ così "generosamente".

Questa campagna referendaria sul PSE è stata totalmente impari dal punto di vista delle risorse finanziarie: è stato come vedere un grande Golia contro un piccolo (e "squattrinato") Davide.

Per i soldi che il fronte del SÌ ha investito in questa campagna, lo stesso dovrebbe vincere la votazione popolare con oltre l'80% di voti favorevoli.

Però il 28 novembre non si vota, come si vuol far credere, se la città di Lugano debba o meno sostenere lo sport. Infatti, tutte le forze politiche, anche coloro che hanno lanciato il referendum, hanno dichiarato pubblicamente e ripetutamente che si vuole sostenere lo sport. 

In realtà il 28 novembre si vota su quale negoziazione e trattativa ci debba essere fra pubblico e privato, e se ci debba guadagnare solo quest'ultimo, o anche il pubblico. È evidente per tutti che nessuno pretende che imprenditori privati come l'HRS (HRS Real Estate AG) o il CS (Credit Suisse) facciano beneficenza, ma perseguano un adeguato guadagno. La domanda però è che cosa ci guadagna l'ente pubblico e se quest'ultimo sia stato indotto a fare troppe concessioni ai privati.

Che piaccia o non piaccia, il progetto del PSE di Lugano comporta un investimento complessivo di quasi mezzo miliardo di franchi, infatti è la più importante opera che probabilmente verrà costruita nei prossimi 20 anni in Ticino (escluse opere stradali e ferroviarie), ed è il più importante partenariato pubblico-privato che si sia mai visto in Ticino (finora questo tipo di operazioni pubblico-privato in Ticino ha visto la sua applicazione nella costruzione di autosili tanto a Bellinzona quanto a Locarno, che ovviamente non hanno visto investimenti di tale entità finanziaria). Dunque in caso in cui dalle urne uscisse un SÌ (come molti prevedono), in Ticino farà scuola, in ambito di partenariato pubblico-privato, proprio il modello di accordo del PSE di Lugano, che suscita qualche perplessità.

Ben 8 anni e mezzo fa (era il 2013, prima delle elezioni comunali) il Municipio di Lugano di allora annunciava il vincitore del concorso internazionale di architettura indetto per il PSE. Nel 2013 si parla di progetto architettonico (che, come sempre, è un progetto di massima, non di dettaglio), non si parla né di global contractor, né si parla di leasing. Si parla di opere pubbliche sportive e di riqualifica del quartiere di Cornaredo.

Poi il nuovo Municipio eletto nell'aprile 2013 decide di "congelare" tutte le grandi opere, dal PSE al Campo Marzio, per risanare le finanze cittadine. Passato qualche anno, con alcune fontane di meno e un po' di bagni pubblici chiusi, il Municipio uscito dalle elezioni 2016 decide nel 2017/18  di "pigiare" l'acceleratore sul PSE, dapprima organizzando un concorso per investitori per la sua realizzazione, che ha visto vincente l'HRS, poi andando in Consiglio comunale con il diktat “o si approva tutto il progetto così come presentato dal Municipio o lo si boccia completamente”. Di fatto non si lascia spazio di manovra al legislativo comunale.

La strategia del "prendere o lasciare" portata avanti dall'Esecutivo in Consiglio comunale è stata anche la strategia politica e comunicativa del fronte del SÌ in questa campagna referendaria. La narrazione è chiara: non c'è più tempo, abbiamo fretta e urgenza di andare avanti con il progetto sul PSE, non c'è spazio né tempo per rivalutare alcuni componenti e dettagli del progetto, ecc. Tutta questa urgenza e fretta, dopo che il Municipio aveva deciso nel 2013/2014 di "congelare" le grandi opere. Utilizzare gli anni 2014-2017 per discutere e approfondire il progetto, anche da un punto di vista di come sarebbe stato realizzato, sia architettonicamente sia finanziariamente, non sarebbe costato nulla e non avrebbe compromesso le finanze comunali, e probabilmente ora ci sarebbe una visione sul PSE maggiormente condivisa (e la votazione referendaria sarebbe superflua). Invece si è optato per la linea dei diktat, del "prendere o lasciare".

Non solo. Si è partiti con un concorso internazionale d'architettura, per poi approdare a un modello di finanziatori/global contractor. Allora perché non da subito si è scelta la strada di fare un concorso rivolto a finanziatori/global contractor, in modo che ogni cordata di finanziatori scegliesse i suoi architetti con cui provare a vincere il concorso? 

È chiaro che se si opta per un concorso internazionale di architettura, di norma è l'ente pubblico che porta avanti il progetto, non lo affida con operazioni articolate finanziariamente, come quella del leasing, a una cordata fra finanziatori/global contractor. Diversamente, fin dall'inizio si opta per un altro tipo di concorso, non di architettura, bensì per investitori, che presentino i loro progetti.

I bravi spin doctor della campagna per il Sì al Pse hanno abilmente sviluppato una narrazione che presenta i fautori e sostenitori del SÌ come progressisti, moderni e sensibili a una riqualifica del quartiere di Cornaredo, mentre quelli del NO come conservatori, a cui non va bene mai nulla e insensibili alle esigenze di riqualificare il quartiere di Cornaredo; o, nel peggiore dei casi, i fautori del SÌ come il “partito del fare”, quelli del NO come disfattisti de facto in nome della ricerca della perfezione.

E no, non è proprio così. Proprio perché come architetto ho sempre ritenuto importante la riqualifica della "Porta Nord" di Lugano, dunque anche di Cornaredo, credo che non si possa investire quasi mezzo miliardo con leggerezza e a "scatola chiusa" (qualcuno, oltre il progetto di massima, ha visto i piani di appalto e quelli esecutivi?). 

Per difendere l'interesse pubblico è dunque sacrosanto votare NO al PSE il 28 novembre prossimo.

 

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