di Lucio Negri, Vicesindaco di Brusino Arsizio
È passato poco più di un anno da quando l’esercito russo ha cominciato l’invasione dell’Ucraina. Un’azione militare che ha riportato lo spettro della guerra ai confini dell’Europa.
Da poco più di un anno sul balcone della Casa Comunale di Brusino Arsizio sventola la bandiera della Pace. Un atto del tutto simbolico quello dell’esposizione della bandiera, ma che voleva essere un segnale di speranza e apertura. Brusino Arsizio è stato il primo comune ticinese ad esporre i colori della Pace, molti comuni e città del Cantone hanno poi seguito l’esempio. Qualcuno ancora la espone, qualcuno l’ha già dismessa. A Brusino Arsizio dopo un anno la bandiera è ancora lì, forse un po’ sgualcita dalle intemperie e dal sole, ma ancora testimone di quella speranza che la Pace non sia solo da esporre, ma da perseguire.
Quando un anno fa il Municipio ha deciso di esporla, il messaggio era quello che nessuna violenza e nessuna guerra può essere giustificata e ancora oggi, come promotore dell’iniziativa brusinese, ritengo che finché la popolazione civile ucraina dovrà soffrire le pene di una guerra sulla propria pelle, Brusino Arsizio, il Ticino e la Confederazione dovranno tendere la mano sia nel donare aiuto e assistenza, sia nel promuovere con ogni mezzo umanitario e diplomatico l’avvio di negoziati di Pace.
In questo anno le linee di pensiero sulla guerra in Ucraina si sono moltiplicate: tra chi sostiene che l’intervento russo sia giustificato e a fini di liberazione dei territori russofoni, chi invece sostiene che l’Ucraina vada sostenuta militarmente ad ogni costo. Teorie e speculazioni politiche e di pensiero che ci allontanano da quella ricerca cominciata più di un anno fa e che, ogni volta che passo sotto il balcone della Casa Comunale di Brusino Arsizio rinnovo, nel mio piccolo, come impegno di militanza politica: la ricerca della Pace.