Vicky Mantegazza, presidente del Lugano: «Doveroso ritirare la maglia numero 3. Coronavirus? Dura fermarsi di colpo»
LUGANO - Conclusa in maniera brusca e inaspettata la sua 20esima stagione in riva al Ceresio, Julien Vauclair è arrivato anche al termine della sua carriera, vissuta tra mille emozioni e tutta a tinte bianconere. Autentica bandiera entrata nel cuore dei tifosi, “Julio” verrà omaggiato dalla società, che ieri ha comunicato una notizia attesa. «Sarà strano non vedere più il numero 3 caracollare con energia da un lato all’altro della pista, ma la sua maglia resterà per sempre appesa alla Cornèr Arena e nessun altro giocatore potrà mai più indossarla».
Insomma il giurassiano entra ancor di più nella schiera degli indimenticabili del mondo bianconero, in attesa che la vita torni alla normalità e si possa celebrare l’evento come si deve. «Esattamente, organizzeremo qualcosa all'altezza - interviene Vicky Mantegazza, presidente del Lugano - Mi fa male al cuore pensare a come ha finito un giocatore come lui, con un derby a porte chiuse e i playoff giustamente cancellati per l’emergenza coronavirus».
Ritirare il numero 3 è stata una decisione semplice.
«Se non si ritira una maglia così… allora non se ne ritirano più (ride, ndr). Julio è diventato la bandiera bianconera per eccellenza. Non ha raggiunto le 1000 presenze anche per i tanti infortuni, ma ha giocato una vita con noi. Faccio fatica a immaginare il Lugano senza di lui e, in realtà, non ricordo nemmeno com’era».
Julien Vauclair è stato “adattato” dal nostro Cantone. Con il Lugano ha giocato 939 partite condite da 291 punti (115 gol): 2 i titoli messi in bacheca.
«È arrivato a 16 anni e, come dice sempre, ha vissuto più in Ticino che nel canton Giura… ormai si sente ticinese al 100%. Siamo felici che adesso potrà rimanere nella famiglia bianconera come responsabile per lo scouting».
Tante vittorie, tante soddisfazioni: c’è un momento particolare nei ricordi di Vicky Mantegazza?
«Su tutti il gol nel 2006 che lanciò la nostra rimonta nei quarti di finale contro l’Ambrì. Capovolta quella serie, andammo a vincere il titolo. Di lui ricordo anche un gran gol nei playout contro il Rapperswil, in un momento di difficoltà. Ci aveva tolto un peso dallo stomaco. Ci ha sempre deliziato con reti importanti, che lasciano il segno. Questo fa anche la differenza tra i giocatori “normali” e i campioni. Era sempre pronto a dare qualcosina in più».
Tornando alla stretta attualità, Vicky Mantegazza come sta vivendo la lotta al Covid-19?
«Mentalmente e moralmente sono momenti anche difficili. Sono abituata ad andare a cento all’ora, fermarsi di colpo è stato complicato. Non sono abituato a questo genere di vita. Ho dormito i primi due-tre giorni… ma ora non sono neanche più stanca. Lavoro da casa e guardo qualche serie tv, poi mi diletto con i Lego Technic (ride, ndr). Quando è bel tempo sfrutto il giardino per stare all’aperto e curare un po’ l’orto. Una serie da consigliare ai lettori? Direi “Suits”, in questo momento la sto guardando e mi piace».