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La mascherina home made? «Potrebbe non essere sicura»

SVIZZERALa mascherina home made? «Potrebbe non essere sicura»

24.04.20 - 14:00
È in corso a Berna la consueta conferenza stampa con diversi rappresentanti della Confederazione
Keystone
La mascherina home made? «Potrebbe non essere sicura»
È in corso a Berna la consueta conferenza stampa con diversi rappresentanti della Confederazione

BERNA - Il nuovo coronavirus continua ad avanzare, ma più lentamente. Lo confermano anche gli odierni dati sui contagi in Svizzera: altre 181 persone risultate positive nelle ultime ventiquattro ore. Nel paese ci si prepara quindi alla prima tappa del graduale ritorno alla normalità, che partirà il prossimo lunedì 27 aprile. Un ritorno che avverrà, però, senza un obbligo generalizzato delle mascherine di protezione, come ha spiegato mercoledì il Consiglio federale.

A partire dalle 14 a Berna ha luogo la consueta conferenza stampa per fare il punto della situazione con diversi rappresentanti della Confederazione.

«Il numero dei casi è ancora in calo» esordisce Daniel Koch, delegato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per il Covid-19. E anche sul fronte delle persone intubate, i numeri sono buoni: «Siamo sotto i duecento». Ora però non bisogna abbassare la guardia: nonostante i primi allentamenti in vista per la prossima settimana, «bisogna continuare a mantenere le distanze e il divieto di assembramenti con più di cinque persone resta in vigore». Koch si dice comunque fiducioso. Se la pandemia continuerà ancora a rallentare, «verosimilmente durante l'estate si potrà tornare a una sorta di normalità». Il delegato dell'UFSP parla anche del divieto di visite nelle case anziani: «Al momento raccomandiamo di mantenerlo, ma stiamo valutando la questione».

I tamponi positivi sono attualmente attorno al 10% di quelli che vengono effettuati. A differenza delle scorse settimane, spiega Koch, in cui la percentuale si aggirava attorno al 20%. «L'obiettivo è di ridurre il numero dei casi a un livello che permette la ricostruzione della filiera del contagio».

Bambini «probabilmente» non contagiosi - Koch parla anche dei bambini, su richiesta dei giornalisti presenti in sala stampa, in particolare in vista della riapertura delle scuole prevista - secondo i piani del Consiglio federale - per il prossimo 11 maggio. Il delegato ribadisce che i bambini sono poco colpiti dal Covid-19. E che sono estremamente rari i casi in cui trasmettono il virus ad adulti. Non sono dunque i bambini a contagiare gli adulti e altri bambini. Ma allora perché si chiede che i nonni non li accudiscano? Perché ci sono di mezzo anche i genitori, spiega Koch. Si vuole evitare il contatto intergenerazionale, con persone vulnerabili.

Lavoro ridotto per 100'000 aziende - Boris Zürcher, capo della Direzione del lavoro, parla della misura del lavoro ridotto. Una misura che per ora è stata chiesta da 180'000 aziende, per oltre 1,8 milioni di occupati. «Per ora è stata approvata per circa 100'000 aziende, quasi un milione di impiegati». Al momento sono 153'000 le persone disoccupate: «Assistiamo a un appiattimento della curva».

I concetti di protezione - Per la graduale riapertura delle attività, Zürcher sottolinea che online sono disponibili dei concetti di protezione che vanno adottati (anche con adattamenti) nei vari settori. Ma sottolinea: «I principi di base non sono trattabili, bensì obbligatori». Non mancheranno i controlli da parte della autorità cantonali per verificare che i concetti vengano implementati correttamente.

Mascherine: «Facciamo acquisti all'ingrosso» - «La farmacia dell'esercito sta acquistando materiale di protezione» spiega il brigadiere Markus Näf. L'obiettivo è il rifornimento del sistema sanitario elvetico: le singole organizzazioni continuano a provvedere al proprio fabbisogno di tale materiale, «ma noi possiamo intervenire in caso di carenze». Non si tratta comunque di materiale che viene, se necessario, fornito gratuitamente. «Facciamo soltanto acquisti all'ingrosso: a partire da 10-20 milioni di esemplari per ordine». Sul mercato si assiste comunque a una diminuzione delle materie prime, per esempio di quelle necessarie per la produzione di mascherine. Al momento ai cantoni sono state distribuite 22,6 milioni di mascherine ai cantoni». Nelle prossime due settimane ne arriveranno altri 80 milioni di esemplari.

Si parla inoltre delle mascherine fatte in casa, magari di stoffa. Una soluzione che permetterebbe di evitare la produzione di troppi rifiuti. Ma le autorità raccomandano di non optare per queste soluzioni. «Potrebbero non essere sicure - spiega Koch - perché non tutte le stoffe forniscono una protezione adeguata». Per questo motivo il settore tessile elvetico in collaborazione con il laboratorio federale per la scienza dei materiali (EMPA) sta cercando d'individuare la stoffa più adatta.

Quasi 7'000 persone rimpatriate - Hans-Peter Lenz, responsabile del Centro di gestione delle crisi del Dipartimento federale degli affari esteri, informa sull'operazione di rimpatrio che ha avuto inizio lo scorso 22 marzo: «Con 33 voli sono state riportate a casa quasi 7'000 persone, di cui 3'974 cittadini elvetici». Altri due voli (gli ultimi) partiranno nei prossimi giorni per l'India e l'Africa. Costo dell'operazione? Circa 10 milioni di franchi. I viaggiatori (con qualsiasi passaporto, anche non rossocrociato) partecipano ai costi, coprendo circa l'80% dell'intera operazione.

Mille militari tornano a casa - Prende la parola il brigadiere Raynald Droz, capo di Stato maggiore del comando operazioni: entro la fine di questa settimana mille membri dell'esercito potranno tornare a casa.  Fino al prossimo 15 maggio il numero dei militi sul campo sarà ulteriormente ridotto.

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