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LUCERNAL'avatar di Gesù accoglie i fedeli: «Non dobbiamo averne paura»

23.08.24 - 17:30
Si tratta di un esperimento del teologo Marco Schmid: «Aiuta a stimolare la riflessione e apre a un nuovo approccio verso la Bibbia».
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Fonte NZZ
L'avatar di Gesù accoglie i fedeli: «Non dobbiamo averne paura»
Si tratta di un esperimento del teologo Marco Schmid: «Aiuta a stimolare la riflessione e apre a un nuovo approccio verso la Bibbia».

LUCERNA - L’intelligenza artificiale sembra non conoscere limiti. Un’ascesa inarrestabile che ha coinvolto anche la sfera religiosa. Non senza qualche polemica. In una cappella di Lucerna è stato recentemente installato un avatar digitale che emula Gesù.

Lo schermo è programmato in cento lingue, ma non ancora in svizzero tedesco. E il suo tedesco ha un inconfondibile accento americano. L'installazione, chiamata “Deus in machina”, è un esperimento spirituale che verrà condotto per due mesi. Il titolo è una provocazione in quanto suggerisce l'onniscienza divina, come ha spiegato alla Nzz Marco Schmid, teologo della Cappella di San Pietro e responsabile del progetto. L'installazione artistica è stata sviluppata insieme a un team dell’Immersive Realities Research Lab dell’Università di scienze applicate e arti di Lucerna.

L'AI Jesus si basa su un'IA simile a GPT-Chat. Raccoglie le informazioni per rispondere alle domande da un'enorme quantità di dati raccolti da Internet. «Questo processo permette al dispositivo di rispondere alle domande in un incrocio di punti di vista storici, teologici ed etici su un incrocio di punti di vista storici, teologici ed etici. Aiuta a stimolare la riflessione. Ma non tutte le risposte saranno sensate. Come capita con ogni chatbot può dire alcune cose sbagliate e prive di significato».

Tuttavia, qualcuno ha già espresso disapprovazione. Schmid è però consapevole che dovrà difendersi da tante accuse. «La macchina non ha alcuna spiritualità o trascendenza propria e non può certamente essere considerata un'autorità religiosa». Le ragioni per cui è stata installata nel confessionale non sono di natura spirituale: «L’hardware è molto costoso, in questo modo si trova in un luogo protetto e i visitatori possono parlare indisturbati e porre ogni genere di domande. Ma non è una confessione, non è un sacramento, e non c’è l’assoluzione», ha sottolineato Schmid.

Il teologo rigetta queste critiche. Anzi, secondo Schmid, questo dispositivo potrebbe portare a un nuovo approccio verso la Bibbia, proprio come è avvenuto con l’invenzione della stampa e la traduzione della Scrittura nelle lingue vernacolari. All’epoca, queste tecnologie erano considerate pericolose per la Chiesa cattolica perché mettevano in discussione il suo monopolio sull’interpretazione, sostiene Schmid. «Ora, con l’intelligenza artificiale, ci troviamo di fronte ancora una volta a un mezzo che non possiamo controllare, e questo ci fa paura».

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