Era accusato, assieme a un altro uomo d'affari, di aver sottratto e riciclato almeno 1,8 miliardi di dollari.
BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato il CEO di Petrosaudi a sette anni di reclusione. Era accusato, assieme al suo braccio destro, di aver sottratto (e riciclato) almeno 1,85 miliardi di dollari dal fondo sovrano malese 1MDB, allo scopo di arricchire sé stessi e terze persone. L'altro imputato è stato condannato a sei anni di prigione.
Nel pronunciare la sentenza, il giudice ha sottolineato «le enormi somme in gioco» nella vicenda. In un primo tempo è stato sottratto un miliardo di dollari «una cifra impressionante» ha fatto notare. I due uomini dovranno restituire al fondo 1MDB 1,75 miliardi di dollari e il 5% di interessi maturati a partire da varie date dal 2009.
La Corte degli affari penali ha riconosciuto l'imputato principale - di nazionalità svizzera e saudita - colpevole di truffa per mestiere, amministrazione infedele e riciclaggio di denaro aggravato. Egli dovrà pure versare alla Confederazione un risarcimento di 450 milioni di franchi. Il coimputato, con passaporto svizzero e britannico, dovrà versare 12 milioni di franchi. Il tribunale ha inoltre ordinato il sequestro di cinque proprietà in Svizzera e a Londra.
Durante il processo, celebratosi lo scorso mese d'aprile, la procuratrice federale Alice de Chambrier aveva richiesto dieci anni di prigione per il CEO, di nazionalità svizzera e saudita, e nove per il suo vice, con passaporto elvetico e britannico.
I due imputati avevano dal canto loro adottato strategie simili nel corso delle udienze: scarsa memoria, ignoranza e minimizzazione delle responsabilità. Hanno invece insistito su ciò che poteva attestare le reali attività di Petrosaudi, come la gestione di due petroliere.
Soddisfatto fondo 1MDB - Il consiglio di amministrazione del fondo 1MDB ha accolto con favore la sentenza. «Ci congratuliamo con le autorità svizzere per il lavoro svolto che ha portato a queste condanne», ha dichiarato un portavoce. Durante tutto il processo, 1MDB ha sostenuto l'Ufficio del MPC per garantire la restituzione dei beni alla Malaysia, ha aggiunto.
Ciò ha comportato la presentazione di accuse penali, il sostegno alle indagini, la partecipazione al processo, la testimonianza e il controinterrogatorio e infine la restituzione dei beni congelati alla Malaysia. La sentenza di oggi è un ulteriore passo avanti verso la riparazione dei danni causati al popolo della Malaysia, ha proseguito.
MPC prende atto - Il MPC ha dichiarato di aver preso atto della decisione dei giudici, aggiungendo che si tratta di una sentenza importante in un caso molto complesso con ramificazioni internazionali.
Questa sentenza, ha proseguito, dimostra che i crimini economici vengono perseguiti indipendentemente dalla loro sofisticazione. Sottolinea il forte impegno delle autorità di perseguimento penale nel proteggere l'integrità della piazza finanziaria svizzera, ha aggiunto il MPC.
Non appena sarà disponibile una sentenza scritta e motivata, la Procura la analizzerà e deciderà come procedere. Le sentenze non sono definitive e possono essere impugnate davanti alla Corte d'appello del TPF.
Vicenda tentacolare - Il processo rientra nella complessa inchiesta che il MPC conduce sulla distrazione di investimenti del fondo sovrano 1MDB. La Svizzera indaga dal 2015 sull'intricata vicenda con ramificazioni internazionali definita dal Ministero della giustizia degli Stati Uniti come «il più grande caso di cleptocrazia di tutti i tempi».
1MDB (1Malaysia Development Berhad) è un fondo sovrano malaysiano istituito dal primo ministro Najib Razak. Dallo stesso sarebbero stati sottratti circa 4,5 miliardi di dollari per arricchire i direttori del fondo, uomini d'affari vicini al potere malaysiano, ufficiali degli Emirati Arabi Uniti, nonché lo stesso Razak. Quest'ultimo è stato condannato in patria a dodici anni di carcere nel 2020, pena poi dimezzata nel febbraio di quest'anno.
La vicenda interessa almeno sei Paesi, tra cui la Svizzera, gli Stati Uniti e Singapore. Sono diverse le banche elvetiche coinvolte, per essere venute meno ai loro doveri di sorveglianza e di lotta contro il riciclaggio. Alcuni banchieri sono stati sanzionati dall'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), che a suo tempo ha pure revocato la licenza alla Banca della Svizzera italiana (BSI). Toccate anche UBS e Credit Suisse, come pure la Falcon Private Bank, il cui Ceo è stato poi assolto dal TPF.