Oltre alle differenze biologiche, pesano le misure di rianimazione meno frequenti o applicate in ritardo.
BASILEA - Le donne hanno meno probabilità di sopravvivere a un arresto cardiaco, secondo uno studio basilese.
Rispetto agli uomini, sono meno spesso ricoverate in terapia intensiva e ricevono meno trattamenti invasivi, secondo la ricerca condotta per la prima volta a livello nazionale.
L'arresto cardiocircolatorio è una delle principali cause di morte al mondo, nonostante i progressi della medicina. I dati disponibili indicano che le donne non solo hanno meno probabilità di sopravvivenza, ma nel caso in cui vengano salvate dispongono di una qualità di vita inferiore rispetto agli uomini.
Le ragioni sembrano essere molteplici e, oltre alle differenze biologiche, dipendono da misure di rianimazione meno frequenti o applicate in ritardo per le donne. Differenze fra i generi si riscontrano anche nell'intensità dei trattamenti prima e dopo il ricovero alle cure intense. I dati disponibili sono comunque fino ad ora piuttosto scarsi a livello di Europa occidentale.
Primo studio in Svizzera - Una squadra dell'Università e dell'Ospedale universitario di Basilea ha ora condotto uno studio guidato da Caroline E. Gebhard e Simon A. Amacher, in cui si sono approfondite le differenze specifiche fra sessi nei trattamenti di 41'733 pazienti vittime di arresto cardiaco in tutta la Svizzera su un periodo di 15 anni. In totale, 21'692 di queste persone sono state ricoverate nelle cure intense.
I risultati mostrano che le donne hanno il 18% di possibilità in meno di essere ammesse alle cure intense. Ricevono anche meno trattamenti invasivi come quelli con l'uso in un catetere (44,7% contro 54%).
Le donne che sono sopravvissute a un arresto cardiocircolatorio sono poi risultate più esposte a un rischio di decesso in un secondo tempo (41,8% contro 36,2%).
Secondo gli esperti, oltre ai fattori biologici hanno un influsso quelli socio-culturali e gli schemi mentali inconsci che favoriscono gli uomini. Lo studio, pubblicato sulla rivista Critical Care, sottolinea un bisogno urgente di raccogliere informazioni più dettagliate su queste problematiche.