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Prigione con la condizionale per i genitori di un giovane jihadista

La madre si è vista infliggere 20 mesi di carcere, sospesi per due anni. Il padre ha ricevuto una condanna più lieve, anch'essa sospesa.
TiPress
Fonte ats
Prigione con la condizionale per i genitori di un giovane jihadista
La madre si è vista infliggere 20 mesi di carcere, sospesi per due anni. Il padre ha ricevuto una condanna più lieve, anch'essa sospesa.

BELLINZONA - I genitori di un giovane jihadista partito verso la Siria per unirsi all'ISIS sono stati condannati oggi dal Tribunale penale federale (TPF) a pene detentive con la condizionale. Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di violazione della legge federale che vieta i gruppi Al-Qaida e Stato islamico.

La madre si è vista infliggere 20 mesi di carcere, sospesi per due anni. Dal canto suo, il padre ha ricevuto una condanna più lieve: otto mesi di reclusione, pure sospesi per due anni.

Oltre 50mila franchi al figlio - I due imputati sono comparsi davanti alla Corte penale per aver effettuato pagamenti per un totale di oltre 50'000 franchi al figlio, partito nel 2015 in direzione della Siria. Quest'ultimo è sospettato di essere entrato come combattente nei ranghi del sedicente Stato islamico (ISIS).

Durante il processo, la procura federale aveva chiesto pene di 24 mesi nei confronti della donna e di 18 mesi per l'uomo, mentre la difesa spingeva per l'assoluzione. Le sentenze non sono definitive e vi è la possibilità di impugnarle in appello.

Le spese processuali, che ammontano globalmente a oltre 75'000 franchi, saranno parzialmente a carico dei due genitori. La madre, una 60enne dotata di doppia nazionalità svizzera e spagnola, dovrà farsi carico di 12'000 franchi e il padre, un cittadino elvetico di 70 anni, di 13'000 franchi.

Prigioniero dei curdi - In aula, la madre ha difeso il figlio, che è prigioniero dei curdi dal 2019, con le unghie e con i denti, descrivendolo come dolce e incapace di fare del male. A suo dire, quando è partito ha spiegato di voler andare in vacanza e di essere stato «invitato». All'epoca, non aveva notato alcun cambiamento nel suo comportamento, a parte che non mangiava più carne di maiale e andava in moschea.

Parlava di farsi saltare in aria in Svizzera - Il presidente del tribunale ha però messo la donna di fronte a dei messaggi del figlio in cui parlava di farsi saltare in aria in Svizzera e a una foto in cui lo si vedeva imbracciare delle armi, immagine che tuttavia la madre ha definito «un falso». Secondo l'imputata, la sua intenzione era solo di sostenere lui, sua moglie - sposata in Siria - e la loro bambina.

Di tutt'altro avviso il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), per il quale il denaro era destinato anche all'ISIS. I versamenti, da qualche decina a diverse migliaia di franchi, sono stati effettuati tramite Western Union o Ticket Premium, un sistema di assegni che consente di effettuare pagamenti anonimi online senza un conto bancario.

Per alcune somme ingenti, i soldi passavano di mano in mano a intermediari. Stando all'accusa, ad esempio, nel maggio 2019, la madre del jihadista ha consegnato 40'000 franchi a due persone arrivate appositamente da Berlino: 20'000 provenivano dal riscatto dell'assicurazione sulla vita dell'imputata e 10'000 dalla vendita di una casa in Spagna. Le precauzioni prese dimostrerebbero quindi che i due sapessero benissimo cosa stavano facendo.

Procedimento separato contro il figlio - L'MPC ha avviato un procedimento separato contro il figlio, in passato ritenuto il jihadista più pericoloso di tutta la Svizzera. Gli inquirenti hanno stabilito che il trentenne era affiliato a una cellula europea dell'ISIS che stava progettando attacchi nel continente, in particolare contro un deposito di carburante a Basilea. In mano ai curdi da diversi anni, l'uomo, secondo una comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), era in buona salute fino a un anno fa.

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