Berna invocava il motivo che «la Svizzera non riconosce governi, ma solo Stati»
BERNA - In occasione dei 50 anni dal colpo di Stato di Augusto Pinochet contro il presidente cileno Salvador Allende, il centro di ricerca Documenti diplomatici svizzeri (Dodis) ha costituito un dossier sulla base delle fonti dell'epoca. Nonostante la feroce repressione che seguì contro ampi settori della popolazione cilena, il Consiglio federale rifiutò qualsiasi condanna.
Berna invocava il motivo che «la Svizzera non riconosce governi, ma solo Stati», si legge nel dossier elettronico compilato da Dodis. Ancora prima del golpe, l'ambasciatore della Svizzera a Santiago si mostrava ostile nei confronti del presidente di sinistra Allende. Per il diplomatico, il candidato che si è aggiudicato le elezioni il 4 settembre 1970 deve la sua vittoria a «una cucina sordida» fra partiti di sinistra.
Nel corso dei quasi tre anni di presidenza di Allende, il Cile subisce rapidamente le pressioni di creditori internazionali. Per la Svizzera, è la politica guidata dalla sinistra ad aver condotto il paese in questa situazione catastrofica.
L'attitudine ostile dell'ambasciatore Charles Masset raggiunge l'apice nel rapporto che pubblica dopo il colpo di Stato dell'11 settembre 1973. «Accecato dal suo anticomunismo, l'ambasciatore rimane una figura centrale e problematica delle relazioni Svizzera-Cile in questo periodo», scrive Dodis. Masset considera di essere confrontato al «dispiegarsi di un processo rivoluzionario volto a instaurare una dittatura marxista» e scredita la politica cilena in ognuno dei suoi rapporti a Berna.
«Complica la vita» - La repressione organizzata di qualsiasi forma di resistenza alla dittatura provoca un esodo massiccio della popolazione cilena. Per giustificare la sua mancanza di spirito umanitario nei confronti di coloro che cercano rifugio presso l'ambasciata, Masset riferisce che "la presenza di asilanti complica molto la vita al capo missione, e ancor più a sua moglie".
In Svizzera, invece, le organizzazioni non governative, la società civile e personalità come lo scrittore Max Frisch si mobilitano per accogliere i rifugiati dal Cile.
La giunta di Pinochet gode di agevolazioni internazionali a cui il regime di Allende non aveva avuto accesso. La Svizzera partecipa al movimento e concede una rinegoziazione del debito più favorevole.
Dalla seconda metà degli anni 1970, le relazioni economiche bilaterali conoscono un vero e proprio boom - come scrive l'ambasciata, "attualmente si presentano eccellenti possibilità di investimenti" - che proseguirà fino alla fine della dittatura nel 1990.