Cerimonie attualmente riservate a pochi intimi. E non vale solo per i defunti a causa del Covid-19
Il vescovo don Valerio Lazzeri: «La situazione drammatica che stiamo vivendo ci impone un’ulteriore privazione, particolarmente dura e amara».
LUGANO - Funerali ancora più tristi del solito nell’era del nuovo coronavirus. Le cerimonie funebri, infatti, su disposizione delle autorità, sono riservate a pochi intimi. Anche per i funerali dei defunti non deceduti a causa del Covid-19. Indistintamente. «La Confederazione ha vietato assembramenti con più di cinque persone – fa notare Emiliano Delmenico, responsabile del Centro funerario di Lugano –. È singolare vedere funerali a cui partecipano solo gli stretti famigliari».
Gesti d’affetto che vengono a mancare – Ormai da diversi giorni non si possono celebrare funerali in chiesa. Si va dunque dritti al crematorio o al cimitero. «Le parole e i gesti di affetto propri di una celebrazione comunitaria – spiega il vescovo don Valerio Lazzeri – vengono a mancare ed è un dolore supplementare per tutti. I parroci rimangono a disposizione di chi si rivolge a loro per un momento di preghiera e di commiato al cimitero o ai vari centri funerari». La maggior parte dei defunti viene cremata. «Ma è sempre possibile la classica sepoltura al cimitero, con un momento di preghiera in loco».
Prevenzione per i vivi – Luca Andreetta, impresario di pompe funebri, racconta come il famigliare del defunto vive questo fenomeno. «La gente inizia a capire che la prevenzione è per chi rimane vivo. E che non si sta facendo un torto al defunto. Certo, le cerimonie sono aride, spoglie. Anche noi, che di solito cerchiamo di dare un po’ di calore ai parenti, dobbiamo limitarci. Non possiamo neanche stringere loro la mano».
Al momento funziona così – A Bellinzona il crematorio al momento è normalmente agibile. A Riazzino-Locarno le cerimonie sono sospese. Si fanno solo cremazioni. A Lugano e Chiasso, le celebrazioni si svolgono solo all’esterno.
Le disposizioni per chi muore di Covid-19 – «Se si tratta di un defunto deceduto in seguito al nuovo coronavirus, non allestiamo neanche la camera ardente – dice Delmenico –. Per noi, umanamente, è un dispiacere enorme. Ci mettiamo nei panni di gente che non vedeva il proprio parente da settimane e non lo può neanche più piangere nel modo corretto. La questione resta però aperta. Siamo in attesa di direttive più precise da parte del medico cantonale».
Uno sguardo al futuro – Alcuni, grazie alle nuove tecnologie, riescono a seguire le cerimonie a distanza. Magari via Skype. Un compromesso comunque che non compensa l'impossibilità di essere presenti sul posto. Il vescovo guarda al futuro. «I sacerdoti sono invitati a garantire che, una volta superata l’attuale emergenza sanitaria, si potranno prevedere momenti celebrativi in cui condividere il dolore per la perdita della persona con la cerchia più ampia dei parenti, degli amici e dei conoscenti. La situazione drammatica che stiamo vivendo ci impone un’ulteriore privazione, particolarmente dura e amara».