Un'azienda ticinese, guidata da Elisa Filippi, alleva larve per rigenerare sostanze nutrienti
Si presenta come un circuito economicamente efficiente che permette di ottenere mangimi d'allevamento sicuri
TESSERETE - Laureata nel 2001 in Scienze della Produzione Animale a Milano, Elisa Filippi segue la creazione di un ciclo produttivo sostenibile per dare da mangiare agli animali da allevamento. La missione di TicInsect consiste nel trasformare i nostri scarti alimentari in mangimi nutrienti e sicuri.
Da dove nasce l’attenzione per la tematica ambientale?
«Fino a vent’anni fa l’allevamento di animali a scopo alimentare era ancora abbastanza sostenibile. Con il tempo ci si è resi conto che le risorse del pianeta non sono sufficienti per nutrire tutti gli animali che la popolazione crescente vuole mangiare. Ho iniziato dunque a chiedermi se ci fosse un modo alternativo per dare vita a un sistema circolare e sostenibile».
Da qui l’idea di utilizzare gli insetti.
«Alcune realtà si erano già approcciate alla tecnica della bioconversione degli scarti alimentari con insetti. Trasferendomi in Svizzera, mi sono resa conto dell’importanza del problema dei rifiuti alimentari, prodotti in grande quantità e per nulla valorizzati. Ogni anno, 500mila tonnellate di rifiuti umidi vengono ancora bruciati. È assurdo, perché parte di questo materiale, inadatto al consumo umano o animale diretto, può diventare un mangime sano e sostenibile per gli allevamenti».
Così ha deciso di fondare una sua startup.
«Ho conosciuto molte persone che hanno creduto nel mio progetto, tra cui Elena Bittante, che ora mi affianca nella gestione di TicInsect. Siamo inoltre sostenuti e incubati nell’incubatore di impresa del CPStartup (USI). Oggi abbiamo un laboratorio pilota in Capriasca, ma l’obiettivo è quello di creare un impianto di bioconversione industriale: per questo abbiamo da poco avviato una campagna di crowdfunding per incrementare gli investimenti».
Come riuscite a dare vita al vostro ciclo produttivo?
«La nostra materia prima sono gli scarti organici dei consumatori e dell’industria, li usiamo per nutrire gli insetti che alleviamo. Si tratta di un particolare tipo di mosca che si nutre di qualsiasi scarto organico e che in sole due settimane è pronta per essere processata e macinata: in questo modo si crea una farina proteica di insetto ad alta sostenibilità ambientale, utile per nutrire gli animali da allevamento. Se gli scarti non sono adeguati li usiamo per produrre energia».
In che misura un sistema simile riduce l’impatto ambientale?
«Il settore alimentare in Svizzera è quello più inquinante, più di trasporti ed edilizia: basti pensare che per allevare il nostro bestiame importiamo farine dal Sudamerica. Inoltre, per ogni tonnellata di scarto alimentare che viene bruciata, viene prodotta una tonnellata di CO2; mentre se la diamo da mangiare ai nostri insetti, ogni tonnellata di farina di insetto fa risparmiare 50 tonnellate di CO2. La circolarità è fondamentale per risparmiare risorse e non inquinare ulteriormente».
L’obiettivo è anche quello di sensibilizzare la popolazione?
«Certo. Già il solo processo di produzione alimentare strappa ogni giorno risorse al nostro pianeta. Se pensiamo che molte delle materie prodotte vengono buttate via e spesso bruciate, ci rendiamo subito conto che si tratta di un processo che non può andare avanti a lungo. Noi vogliamo diffondere la consapevolezza che i nutrienti possono essere recuperati invece che buttati».
Un'azienda che arruola prolifici insetti soldato
Il ciclo produttivo messo in atto da TicInsect si fonda sull’allevamento di larve di mosca-soldato, tecnicamente chiamata Hermetia Illucens: «Si tratta di un insetto non infestante e non invasivo, che cresciamo in un sistema sigillato e protetto, a norma di legge. Mangiano gli scarti biologici e hanno un metabolismo estremamente veloce. Inoltre hanno una vita brevissima, vivono solo una quindicina di giorni e sono altamente riproduttive, in cinque giorni depongono da 500 a 1000 uova», spiega Elisa Filippi, Ceo di TicInsect. «È un animale molto gestibile, non produce rifiuti, non consuma né acqua né suolo: è un convertitore nato, un rigeneratore di sostanze nutrienti. Il nostro è un allevamento del tutto particolare, è vero, ma si tratta di un circuito economicamente efficiente che permette di ridurre al minimo gli sprechi e l’inquinamento».