Dopo il rimpallo delle responsabilità, una nuova interrogazione propone una via d'uscita al Cantone
BELLINZONA - Una via d’uscita per la ventina di ticinesi che hanno conseguito il Master in psicologia in Italia e si ritrovano con un diploma monco in Svizzera. A chiederla e proporla al Consiglio di Stato è un’interrogazione di Nicola Schoenenberger e altri sei deputati.
Il caso tocca alcune decine di studenti che, solo a percorso universitario quasi concluso, hanno scoperto di non avere i titoli per il riconoscimento del loro diploma in patria. Dal 2018 una nuova prassi richiede per il Master in psicologia in Italia anche il tirocinio e l’esame di Stato. Ma il cambiamento, adottato dalla Commissione federale sulle professioni psicologiche (PsiCo), non sarebbe stato comunicato all’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (Uosp) e da quest’ultimo agli studenti che chiedevano di essere orientati nelle loro scelte.
Dopo aver sollevato il problema del rimpallo delle responsabilità tra Berna e Ticino, il nuovo atto parlamentare di Schoenenberger propone adesso una via d’uscita. L’intenzione del Consiglio di Stato di sollecitare un intervento del ministro Berset viene infatti definita dai granconsiglieri «persino troppo timida». Secondo gli interroganti «in questo caso vi sono tutti gli estremi per chiedere senza mezzi termini alla PsiCo di annullare tout court il cambiamento discriminatorio di prassi deciso nel 2018». Anche perché, nel frattempo, l’Italia ha di recente modificato la Legge sull’abilitazione alla professione di psicologo, abolendo il tirocinio e l’esame di Stato post-laurea. Da qui il suggerimento che «sia l’entrata in vigore delle modifiche di legge italiane a sanare tutto questo pasticciaccio».
Ma il delegato per il Ticino nella PsiCo ha informato il Consiglio di Stato?
L'interrogazione si chiede inoltre come sia stato possibile che la PsiCo, «in cui vi è un delegato per il Canton Ticino», abbia deciso «una nuova prassi chiaramente discriminatoria senza che il Consiglio di Stato ne venisse debitamente informato per poter scongiurare tempestivamente il danno». Se il membro è presente su delega del Governo, «non rientrava forse tra i suoi compiti informarlo tempestivamente sul cambiamento di prassi o meglio ancora prima di decidere tale cambiamento?» chiedono i deputati.