L'adesione di 7 produttori locali alla cooperativa svizzera Faireswiss (Latte onesto) vuole lanciare un messaggio.
«Il nostro duro lavoro viene scarsamente retribuito e così le stalle chiudono e i giovani non ci pensano minimamente a iniziare».
SANT'ANTONINO - In Ticino si beve del buon latte ma a chi lo produce viene pagato ancora troppo poco. Gli allevatori tornano a chiedere un aumento del prezzo fissato in stalla - che adesso oscilla tra i 45 centesimi al litro del periodo invernale e i 65 di quello estivo - per continuare a garantire un livello qualitativo alto del prodotto. Ma i loro appelli devono misurarsi anche questa volta con il muro di gomma del monopolio detenuto dai distributori, ritrosi a concedere un incremento di prezzo.
«Minimo ce lo dovrebbero pagare 80 centesimi al litro. Troppo alti i costi per mantenere una stalla e con i prezzi che ci fanno si fa fatica» afferma Graziano Bulloni, che assieme a Marco Scoglio è uno dei sette produttori ticinesi che si sono riuniti nella cooperativa Faireswiss (Latte onesto, ndr.) per cercare di fronteggiare la crisi che investe il settore lattiero. «Tante stalle hanno chiuso - ricorda Scoglio, che ha un'azienda agricola a Mugena - perché se vuoi tenere una stalla come si deve e assicurare ai tuoi animali condizioni ottimali è inevitabile che i costi supereranno i guadagni».
La crisi che investe la categoria dei produttori di latte è tutta nei numeri che lo stesso Scoglio rammenta: «Pensi che negli anni '90 nel Sottoceneri si producevano 9/10mila litri di latte al giorno. Oggi siamo a 6/7mila ogni due giorni. Negli anni - spiega - ha chiuso il 60/70% delle aziende che avevano vacche da latte. Il punto è sempre quello - conclude - e cioè che il nostro duro lavoro viene scarsamente retribuito e così le stalle chiudono e i giovani non ci pensano minimamente a iniziare un'attività destinata ad andare in rosso».
L'ingresso nella cooperativa Faireswiss serve a mitigare lo scoperto tra il costo di produzione di un litro di latte in Svizzera (98 centesimi al litro) e il prezzo pagato dai distributori. Certo non basta ad arginare gli effetti di una congiuntura che per il settore si fa sempre più critica. «È un qualcosina - dice Bulloni - alla cooperativa garantisco 100mila litri di latte». «Un aiuto che serve» gli fa eco Scoglio.
Dalla cooperativa Faireswiss - nata nel Canton Vaud - che ha coniato il brand "Il latte onesto" che si traduce contrariamente nell'agognato 1 franco al litro pagato all'agricoltore, ricordano che «i produttori ticinesi non hanno ricevuto l’aumento del prezzo indicativo per il latte del segmento A di 5 centesimi, deciso dall’Interprofessione del latte a partire da metà aprile 2022, ma 3.5 centesimi per ogni litro di latte». E che «i costi di produzione non fanno che aumentare in una regione la cui topografia rende la realtà produttiva più complicata che altrove. Tanti hanno problemi con gli interventi strutturali delle stalle».
I responsabili della cooperativa forniscono anche il dato aggiornato di luglio sul prezzo «strappato» in stalla dai distributori: «Un litro di latte è stato pagato 58 centesimi, insufficienti per vivere del proprio lavoro» è la loro lapidaria conclusione. Che contrasta fortunatamente con il buon andamento di vendite ottenuto grazie alle aziende associate (fra cui ovviamente anche quelle del Ticino):
«Il bilancio dell’anno 2021 è stato molto soddisfacente. Abbiamo raggiunto il traguardo di 1.7 milioni di litri, corrispondente a un aumento delle vendite di più del 50%. Questo risultato è molto importante e positivo per noi».
Per discutere della situazione attuale i produttori ticinesi e i responsabili di Faireswiss si sono dati appuntamento mercoledì pomeriggio a S.Antonino. «Questo incontro è importante per la cooperativa Faireswiss e i suoi rapporti con il Ticino - dicono - esso ha come obiettivo la presentazione del progetto Faireswiss per un latte onesto e la spiegazione delle maggiori sfide con cui la produzione lattiera in Ticino è confrontata attualmente, spesso poco conosciute dal grande pubblico. Sarà importante ascoltare l'opinione dei produttori per raccogliere nuovi spunti per il futuro».