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LUGANOMolinari, tutto tace. «Nuova sede? Nessuno viene per parlarne»

15.09.22 - 06:30
La municipale Karin Valenzano Rossi: «La porta è aperta, ma sembra che nessuno voglia aprirla»
TiPress
Molinari, tutto tace. «Nuova sede? Nessuno viene per parlarne»
La municipale Karin Valenzano Rossi: «La porta è aperta, ma sembra che nessuno voglia aprirla»
Qualche progresso tuttavia c'è. «Con una frangia di "moderati" abbiamo lavorato per dei progetti culturali che si terranno a breve». Sulle denunce: «Sono la conseguenza logica di ogni reato»

LUGANO - Li abbiamo lasciati in maggio - a un anno dalla demolizione della loro “seconda casa” e a una manciata di mesi dall’occupazione della stessa - per le strade di Lugano mentre manifestavano il desiderio di riprendersi «ciò che ci è stato tolto». 

L'occasione era servita anche per muovere critiche a un Ticino «completamente e volutamente privo di spazi di socialità, di solidarietà e di aggregazione dal basso dove costruire “altro”». E a una città, quella di Lugano, «ipersecurizzata» e con «un cuore a forma di portamonete».

Da allora il silenzio, o quasi. Così come tace, quasi fosse stato archiviato in un cassetto, il tema della ricerca di una nuova sede per l'autogestione luganese.

Ma è davvero così? «La situazione è sempre allo stesso punto» ci viene in soccorso la municipale Karin Valenzano Rossi che, in qualità di responsabile del Dicastero Sicurezza e spazi urbani, ha seguito la vicenda dei Molinari dalla demolizione dell’ex Macello. «Come Municipio - spiega - ci siamo messi a disposizione per trovare eventuali soluzioni. Bisognerebbe però avere in chiaro almeno delle regole base da rispettare». 

Da questa mossa in poi, secondo la Municipale, si è venuto a creare lo stallo. «Per cercare questo spazio bisogna essere in due. Ma se non ci si parla… Un’ipotesi di possibile convenzione da sottoscrivere, nel momento in cui si fosse trovato lo spazio ideale, ce l’avremmo. Manca un interlocutore, ecco perché siamo fermi». 

Stando a Valenzano Rossi, nessuno dell’autogestione avrebbe bussato alla porta del Municipio: «Può anche venire tutta l'assemblea se lo ritiene opportuno. L’importante è che ci sia un’apertura al dialogo o il desiderio di progredire. Senza un riscontro, ci si ferma qui. Anche perché un lavoro di questo tipo presuppone l’investimento di risorse da parte della Città. Risorse che, ricordiamoci sempre, arrivano dalle tasche dei cittadini. Non possiamo lavorare da soli. La Città, continua ad essere disponibile, ma inizio a domandarmi: la si vuole davvero una soluzione?» 

Non tutto, a dire il vero, è fermo. Con quella che la municipale definisce «la parte moderata che gravita attorno all’autogestione», qualche progresso c’è stato. «Ci sono dei “movimenti di auto-espressione”, chiamiamoli così, che si sono interfacciati con noi per realizzare eventi culturali che si terranno in autunno. Ciò dimostra che la cultura dal basso in città è benvoluta e che il dialogo può essere proficuo. Siamo sempre pronti ad offrire spazi e servizi di supporto, laddove il progetto è valido». 

Insomma, la Città continua a tendere la mano ai Molinari. Ma oltre alla porta restano aperte anche le differenti vicende giudiziarie che vedono coinvolti gli autogestiti. E le denunce sono diverse. Aggiornamenti in questo senso la Città sembra non poterne fornire: «È un lavoro sul quale è china la Magistratura, non siamo aggiornati su questo tipo di procedure. Una cosa è certa, ad ogni nuovo reato seguirà una denuncia».

Il tentativo di raggiungere gli autogestiti per una replica, attraverso l'unico canale messo a disposizione sulla loro pagina mail (un indirizzo di posta elettronica), non ha avuto buon esito.  

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