La reazione: «Il predatore potrà tranquillamente continuare la sua opera e magari, mentre leggete queste righe, si sarà già messo all'opera»
INDEMINI - Dopo la predazione la lettera, e infine la risposta. Lo scorso 25 maggio erano stati ritrovati sul Monte Sciaga dodici ovini morti e cinque risultavano dispersi. Dieci di questi erano risultati vittime di una predazione, motivo per cui l'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP) e l'Unione Contadini Ticinesi (UCT) erano insorti sostenendo che il numero di prede «aveva raggiunto il limite di danno rilevante» e, rivolgendosi al Consiglio di Stato, avevano chiesto l'abbattimento del lupo identificato con la sigla M330.
A qualche settimana di distanza, i due gruppi rendono noto di aver ricevuto una risposta da parte del governo ticinese. «Nonostante la predazione abbia in un solo colpo dimezzato il gregge di 33 ovini, nella risposta del 12 luglio si dichiara che non sarebbero date le condizioni per l'abbattimento e che la decisione è "ponderata per tenere conto delle leggi in vigore e di vari altri elementi umani, tecnici e biologici».
Per il Consiglio di Stato «l'esemplare in questione (che è stato identificato, dopo un mese, con la sigla M330) potrebbe essere considerato come individuo in transito in quanto non fa parte del branco della Val Colla. Le sue prime tracce di DNA identificabile erano state rinvenute in febbraio nell’Alto Vedeggio. Poi sono riapparse nella predazione del 25 maggio. Siccome tra febbraio e maggio nella zona non sono state ritrovate tracce di quell’individuo (…monitoraggio superlativo!), si deduce che deve essere stato altrove e quindi non si potrebbe assegnargli un "areale abituale di attività”».
Inoltre per l'azienda in questione non sussisterebbe più alcun pericolo, in quanto gli animali si trovano ora all'interno di un recinto, una misura di sicurezza sufficiente a scongiurare un pericolo di predazione.
L'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP) e l'Unione Contadini Ticinesi (UCT) reagisce quindi affermando che «grazie a queste argomentazioni e a questi meandri burocratici astutamente sfruttati, il predatore potrà tranquillamente continuare la sua opera e magari, mentre leggete queste righe, si sarà già messo all'opera. Se è questo è il modo per gestire l’espansione del lupo in Ticino e per salvaguardare la pastorizia tradizionale, non vi sono dubbi che fra pochi anni i lupi li ritroveremo ovunque e il bestiame d’allevamento nei parchi turistici».