La Moesa ha cambiato completamente corso. Con gli specialisti sul ponte di Buffalora. Si riapre parzialmente entro metà luglio.
SOAZZA (GR) - Ponte di Buffalora, tra Soazza e Lostallo. Mercoledì 26 giugno, quinto giorno dopo il nubifragio che ha scosso la Mesolcina. Il cratere sull'autostrada A13 fa impressione. Mancano circa 200 metri d'asfalto.
L'obiettivo – «Qui la Moesa è esondata gradualmente venerdì sera tra le 20 e le 22 – spiega Guido Biaggio, vice direttore dell'Ufficio Federale delle Strade (USTRA) –. E si è portata via un pezzo di autostrada. Il nostro obiettivo è di riaprire due corsie, una per direzione di marcia, entro metà luglio. Anche per gestire meglio il traffico dei vacanzieri, ci preoccupa».
«Ripristinare l'alveo della Moesa» – Una trentina di operai. A cui va aggiunta una quindicina di specialisti. I lavori sull'A13 sono partiti quasi subito. Marco Fioroni, responsabile della filiale USTRA del Bellinzonese, evidenzia: «Dobbiamo cercare di ripristinare un alveo della Moesa abbastanza grande per fare in modo che anche se dovessero esserci future alluvioni l'acqua possa transitare senza mettere in pericolo il rilevato stradale provvisorio».
Lo smottamento e il fiume che cambia via – Fioroni indica la zona da cui è sceso lo smottamento. Quella del riale Orbel. Di conseguenza il letto della Moesa dalla sera di venerdì ha cambiato completamente conformazione. «Vogliamo riportare il letto del fiume dall'altra parte. Alla sua posizione originaria. Proprio per tenere in sicurezza l'autostrada», dice Fioroni.
Si opera su più fronti – Biaggio fa notare: «Abbiamo suddiviso l'area di lavoro in diverse parti. C'è chi lavora per liberare il fiume, in modo che non ci siano altri imprevisti. In parallelo c'è chi ripristina il manto autostradale».
Il cavo elettrico – All'interno del rilevato autostradale c'è un importante cavo elettrico che garantisce la corrente della valle. «Ovviamente lo abbiamo messo in sicurezza – afferma Biaggio –. Lo stiamo proteggendo. Bisogna fare in modo che non venga toccato e che possa assicurare la corrente alla regione».
Di notte non si lavora – «L'economia privata ha risposto molto bene – puntualizza Fioroni –. Diverse ditte ci stanno dando una mano. Non si lavora di notte per una questione di sicurezza. Di notte non avremmo sotto controllo la Moesa. Non potremmo nemmeno monitorare l'eventuale caduta di massi dal pendio. La luce del giorno è una premessa indispensabile».
La normalità prima dell'inverno? – Ma quando si tornerà a una normalità definitiva? «Sicuramente prima dell'inverno avremo la possibilità di ripristinare il manto autostradale», annuncia Biaggio.
Come è andata quella sera – Si torna poi alla serata di venerdì. Con un crollo dell'autostrada non repentino. Bensì graduale. «Il materiale sceso dal riale corrisponde a una massa di 80.000 metri cubi. Una dimensione totalmente fuori da qualsiasi scenario ipotizzabile. La Moesa ha così cambiato direzione ed è andata a dilavare con la sua forza il corpo autostradale. Siamo passati da una portata del fiume di 50 metri cubi al secondo a 450 nello spazio di due o tre ore. Un automobilista ha segnalato alla polizia che il fiume stava invadendo l'autostrada. In seguito è stato bloccato il traffico».