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CANTONEProcesso per dumping: «Quegli operai avevano bisogno di lavorare»

30.09.19 - 18:19
L’accusa chiede la condanna per usura, sottolineando che è stata sfruttata la precarietà del mercato del lavoro e alimentata la paura del licenziamento
tipress (archivio)
Processo per dumping: «Quegli operai avevano bisogno di lavorare»
L’accusa chiede la condanna per usura, sottolineando che è stata sfruttata la precarietà del mercato del lavoro e alimentata la paura del licenziamento

LUGANO - «Hanno accettato di lavorare a diverse ore di distanza da casa e dalle loro abitudini, hanno accettato perché avevano bisogno di lavorare, a qualsiasi costo». Con queste parole la procuratrice pubblica Chiara Borelli ha descritto la condizione degli operai della Consonni Contract che tra il 2008 e il 2016 sono stati vittima del «più grave caso di dumping mai scoperto in Svizzera», come lo aveva definito il sindacato OCST. Una vicenda che oggi è approdata alle Criminali. E per la quale l’accusa chiede la condanna per usura nei confronti dei sette imputati alla sbarra (per l’ottavo la procedura è stata disgiunta).

«Il lavoro ci riempie di dignità» ha detto la procuratrice, citando parole di Papa Francesco. E ha quindi sottolineato che il titolare della società, anche lui al banco degli imputati, non ha fatto altro che privare di dignità gli operai. «Lo ha fatto sfruttando la precarietà del mercato del lavoro e alimentando la paura del licenziamento».

Per risultare conformi ai contratti collettivi di lavoro, all’interno della società sarebbero stati elaborati e messi in atto sei sistemi per versare retribuzioni italiane agli operai assunti in Svizzera Si trattava soprattutto della restituzione di parte del salario, ma anche di un conteggio fittizio delle ore di lavoro.

La tesi difensiva del titolare sottolinea che si trattava comunque di salari migliori di quelli percepiti in Italia. Non ci sta l’accusa: «Uno dei principi cardine della lotta al dumping salariale prevede che non ci possa essere discriminazione in base alla cittadinanza, è un principio sacro e innegabile».

L’intervento della procuratrice pubblica si concluderà domani. La parola passerà poi ai rappresentanti degli accusatori privati (avvocati Edy Meli e Sebastiano Pellegrini) e ai difensori (Flavio Amadò e Sabrina Aldi, Stefano Fornara, Giuseppe Pedroli, Francesco Wicki, Edy Salmina, Nicola Fornara, Massimo de’Sena e Giovanni Molo).

Chi sapeva? - Nel corso del pomeriggio odierno in aula è anche terminato l’interrogatorio degli imputati. La Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani si è concentrata in particolare sulle responsabilità degli imputati che avevano un ruolo amministrativo, cercando di comprendere quanto sapessero di quello che accadeva all’interno dell’azienda. «Mi hanno fatto credere che fosse tutto in regola, ci sono cascato» ha detto chi si occupava della preparazione delle buste paga.

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