La Coordinatrice umanitaria dell'Onu, Lynn Hastings, teme l’escalation di violenza in Medio Oriente.
GAZA - «Le condizioni necessarie per portare aiuti alla popolazione di Gaza non esistono. Se possibile, sta per aprirsi uno scenario ancora più infernale, in cui le operazioni umanitarie potrebbero non essere in grado di rispondere»: lo afferma la Coordinatrice umanitaria dell'Onu, Lynn Hastings, in una dichiarazione pubblicata sul sito dell'organizzazione.
«Ciò che vediamo oggi sono rifugi senza capacità, un sistema sanitario in ginocchio, mancanza di acqua potabile, assenza di servizi igienico-sanitari adeguati e cattiva alimentazione per persone già mentalmente e fisicamente esauste: una formula da manuale per le epidemie e un disastro per la salute pubblica», prosegue Hastings, sottolineando che «le quantità di aiuti umanitari e di carburante consentite sono del tutto insufficienti».
«Nonostante gli enormi sforzi delle Società della Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese, delle agenzie delle Nazioni Unite e di altri partner, l'uso del solo valico di Rafah - destinato ai pedoni - per far passare i camion carichi di merci non funziona», aggiunge l'alta funzionaria dell'Onu. E poi: «Le operazioni umanitarie non possono essere mantenute con una flebo di carburante. È il fondamento dei servizi sociali e delle nostre operazioni; compresi ospedali, impianti di desalinizzazione, acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari».
Hastings osserva poi che «lo spazio consentito per la risposta umanitaria all'interno di Gaza si riduce costantemente. Le due strade più importanti, la strada costiera e la strada Salahaddin, sono ora tagliate fuori dalle nostre squadre e dai nostri camion, ostacolando la nostra capacità di aiutare le persone ovunque si trovino».
La Coordinatrice umanitaria dell'Onu sottolinea inoltre che «le Nazioni Unite e le Ong da sole non possono sostenere una popolazione di 2,2 milioni di persone. Ai settori commerciale e pubblico deve essere consentito di portare forniture a Gaza per rifornire i mercati. Ciò deve includere carburante in modo da garantire la sicurezza di Israele».
«Gli annunci di creazione di cosiddette zone sicure e tendopoli senza la garanzia che le persone possano muoversi liberamente e che l'assistenza possa essere fornita dove ce n'è bisogno sono allarmanti. Queste zone non possono essere sicure né umanitarie se dichiarate unilateralmente - conclude l'alta funzionaria -. Le Nazioni Unite sono pronte a collaborare con tutte le parti per espandere il numero di rifugi sicuri gestiti dalle Nazioni Unite e per fornire assistenza laddove necessario».