Israele contro l'agenzia delle Nazioni Unite: «Ostacola la pace e serve come braccio civile di Hamas a Gaza»
GERUSALEMME - Israele attacca l'Unrwa e promette che alla fine della guerra l'Agenzia delle Nazioni Unite non sarà più a Gaza.
La tempesta che si è abbattuta sull'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi - costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nel massacro del 7 ottobre - si sta allargando sempre di più.
Dopo gli Usa, anche altri Paesi - dall'Italia al Canada, Gran Bretagna, Finlandia, Australia e Olanda - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'Unrwa, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti. Una decisione che non è piaciuta a Hamas.
Dal canto suo, la Svizzera ha annunciato oggi che non prenderà alcuna decisione in merito al pagamento degli aiuti all'Unrwa fino a quando non sarà chiarita la questione del possibile coinvolgimento di alcuni suoi dipendenti nell'attacco del 7 ottobre.
«Israele - ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz - lavorerà per ottenere il sostegno bipartisan negli Usa, nell'Ue e in altre nazioni a livello globale a favore di una politica volta a fermare le attività dell'Unrwa a Gaza». E, per questo, ha chiesto che l'Onu «assuma azioni immediate contro la leadership dell'Unrwa». «Per anni - ha spiegato Katz - abbiamo messo in guardia: l'Agenzia perpetua il tema dei rifugiati, ostacola la pace e serve come braccio civile di Hamas a Gaza. L'Unrwa è parte del problema».
Hamas ha replicato invitando le Nazioni Unite a «non cedere alle minacce e ai ricatti di questa entità nazista canaglia». E ha poi attaccato anche la stessa Unrwa per aver licenziato i 12 dipendenti «sulla base di informazioni provenienti dal nemico sionista» e per aver descritto «la resistenza del popolo palestinese come terrorismo».
«Non è compito dell'Unrwa - ha insistito Hamas - annunciare posizioni politiche sul conflitto» ma piuttosto «difendere il diritto dei rifugiati che rappresenta». A contrastare le decisione di congelare i fondi all'Unrwa, è stato anche l'Olp. «Una scelta - ha ammonito il segretario generale Hussein al Sheikh - che comporta un rischio politico. Invito questi Stati a ritirare subito la decisione».
Tuttavia, lo stop ai fondi per l'Unrwa non significa la fine dell'aiuto ai palestinesi. «Siamo impegnati nell'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele», ha spiegato il ministro degli affari esteri italiano Antonio Tajani annunciando la decisione del governo. Lo scorso dicembre, infatti, l'Italia ha stanziato 10 milioni di euro per aiutare la popolazione civile palestinese attraverso altre agenzie Onu, come la Fao e il Pam, o tramite la Mezzaluna rossa.
In Israele si sta infittendo sempre più la protesta contro il governo di Benyamin Netanyahu di cui si chiedono le dimissioni con l'accusa di non fare tutto il necessario per gli oltre 130 ostaggi ancora a Gaza e di non prendere in considerazione, per questo risultato, un possibile cessate il fuoco. Accusa respinta dal premier che ha invece insistito sulla pressione militare sulla Striscia come soluzione per riportare a casa i rapiti nella strategia complessiva di eliminare Hamas.
«Questo è il Mein Kampf di Hitler in arabo - ha detto in tv mostrando il volume nel Giorno della Memoria -. E' stato trovato a Gaza: così educano i loro figli». Ed è tornato ad attaccare la Corte dell'Aja per non aver archiviato il caso delle accuse a Israele di possibile genocidio (sulle cui decisioni è previsto mercoledì prossimo un Consiglio di sicurezza dell'Onu). «A nome dei nuovi nazisti, il Sudafrica ha presentato l'accusa e non li hanno scaraventati dalle scale», ha tuonato. Infine ha negato un raffreddamento politico con l'Egitto confermando invece le sue accuse al Qatar per Hamas, pur riconoscendo gli sforzi di Doha sugli ostaggi.
Nel 113esimo giorno di guerra Israele intanto continua a martellare Khan Yunis, la roccaforte di Hamas nel sud della Striscia dove sono intensi i combattimenti, anche «ravvicinati», tra commando israeliani e miliziani della fazione islamica. Nell'ultima settimana - secondo il portavoce militare - sono stati oltre «100 i terroristi uccisi». Secondo il Nyt, Usa, Paesi arabi e lo stesso Israele stanno lavorando «ad un piano che prevede il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco, la revisione dell'Autorità Palestinese, e la normalizzazione dei rapporti fra Arabia Saudita con Israele in cambio della creazione di uno Stato palestinese».